martedì 22 settembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/198: di cosa odora una buona poesia? Di tè e profumo di pioggia, di legna tagliata

Ecco, è arrivato l’autunno! Impetuoso e freschetto qui nella città silenziosa, un po’ meno impetuoso ai piedi delle Montagne della Nebbia. Però il cielo chiuso ci invita al raccoglimento e a pensieri lievi di tè e profumo di castagne arrosto. Così scrivo questa poesia per salutare la nuova stagione.

 

 

 

Ecco è arrivato l’autunno!

 

Arriva col temporale, così

si annuncia e disfa la tela

leggera dell’estate. Incede

con passo guerriero, oscura

il cielo e strappa le foglie mille

a mille e intorno lo temono

le rondini che partono e anche

gli uccellini che stanno nei nidi,

lo temono i pochi fiori dai calici

appassiti. Ma non le rose, le rose

sanno che la stagione è solo un

nome, solo un modo per dirci

come prepararsi al freddo che

viene, alle castagne, al vento

e alla memoria che si apre, si

apre al cielo e lascia che questo

tempo ci attraversi senza dolore.

 

 

 

Nel falò di ieri sera abbiamo gettato carte, pergamene, un piccolo scrigno, una tazza di legno, una sciarpa rossa, qualche frammento delle stelle che il misterioso architetto ha recuperato dalla sua casa, vecchi manoscritti del sapiente guerriero. E poi una corona di cartone e uno scettro vero, dono del re e della regina a questo fuoco. La sacerdotessa ha bruciato una poesia trascritta a mano su un foglio già strappato che è la poesia giusta per celebrare questo primo giorno d’autunno della seconda stagione che sta tutta intera in un unico anno. Il poeta

 

 

Ho tre poesie,

disse.

Pensa, contare le poesie.

Emily le gettava

in un baule, io

non credo proprio che le contasse,

apriva solo un pacchetto di tè

e ne scriveva una nuova.

Era giusto. Una buona poesia

deve odorare di tè.

O di terra umida e legna appena tagliata.

 

 

Torno alla finestra a guardare la pioggia che scende, mi piace, mi piace l’odore di terra umida e legna appena tagliata.

Questa Cronaca 198 nasce come un fungo dal primo giorno d’autunno dell’anno senza Carnevale.

  

La prima poesia è mia ed è inedita.

La seconda poesia è di Olav H. Hauge, La terra azzurra, traduzione di Fulvio Ferrari, Crocetti editore 2008

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