Questi
giorni di calore, le code dell’estate che lascia dietro di sé le ultime
impronte e se ne va verso l’altro emisfero. Settembre è uno dei mesi divisi tra
due stagioni e sembra compiacersi di essere a cavallo tra ciò che è stato e ciò
che sarà, che potrebbe essere, che mai vedremo.
L’odore dell’aria è impagabile, il sole è caldo, si può ancora mangiare all’aperto, si può respirare a pieni polmoni, guardarsi intorno, provare la gioia dell’essere vivi e di sentire il mondo intorno e dentro e sopra e sotto.
Quando fioriscono le rose
Di questi
momenti che restano
sospesi in
noi come polline nell’aria,
come polvere
nelle lame di luce del
sole,
polvere che siamo stati che
saremo, gioiosi
e smemorati,
come le rose
del tuo giardino che
non sanno la
stagione e fioriscono
quando
fioriscono.
L’amore è un’ape impazzita che crede di essere un baco e si avvolge, si avvolge in un filo di polline e miele. Quale sarà la sua nuova forma? Bisogna che aspettiamo una nuova stagione, è inaudita questa metamorfosi, forse sarà una chimera la sua nuova forma.
Amo ogni istante di questa giornata estiva d’inizio autunno, respiro a pieni polmoni, bevo l’aria e la luce, la gioia è intorno e ha memoria di sé e di noi, respira con noi e sorride.
Quando respiro la luce
Come si chiama l’odore dell’autunno nelle
giornate in
cui le foglie verdi vivono
accanto alle
foglie gialle? Come si chiama
quest’odore
nell’aria che è sole mescolato
alla
pioggia?
Cosa è
rimasto di tutto il vento che
ha portato
le onde? Cosa è rimasto del
vento
d’estate che mi spettinava e rideva
con le
ciocche sfuggite e danzanti? Cosa?
È facile
tenere nell’occhio destro quel
ricordo del
tuo sorriso. È facile e non
fa male
guardare nell’occhio sinistro
quel volto
così amato, così desiderato.
Dove si
nascondono le onde di questa
mattina?
Dove le ombre delle nuvole
sulla
spiaggia? Lì dove anche tu ti
nascondi e
mi aspetti.
Tra le dune,
su quella più alta c’è la tua
casa, la
porta è aperta, mi lasci entrare,
il mare
saluta e ci fa un inchino, il vento
arretra e si
diverte con le nuvole che
fuggono,
davvero, come farebbe
un gregge di
agnellini nati da poco.
Il fiore si
reclina su stesso, smorzo
la fiamma
della candela e aspetto che
autunno si
riveli e mi confidi quel che
dobbiamo
fare e cercare.
Lo seguo e
lascio le vesti antiche come
un serpente
durante la muta, resta una
forma vuota
che non è più nulla, perché
lo spirito
ha seguito la materia nel mondo
nuovo che è
nato con loro.
Ora accarezzo con lo sguardo i bozzoli mitologici che stanno appesi nell’aria e già vedo che nella notte saranno splendenti come le lucciole del tuo giardino.
Questa Cronaca 194 è come una delle api impazzite, si è avvolta nel suo bozzolo di poesia, nel suo frammento di tempo che noi chiamiamo diciotto settembre dell’anno senza Carnevale. Le poesie sono mie e sono inedite.
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