lunedì 21 settembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/197: dove dormono le api? dove dorme il miele nelle stagioni prive di polline e fiori?

E così oggi è l’ultimo giorno d’estate, il cielo si è ingrigito, l’aria è umida e l’umore oscilla come le foglie sui rami.

Abbiamo ripiegato ombrelloni e sedie a sdraio, messo via i sandali e gli abiti leggeri di seta e lino. Anche il mare riconosce a prima vista l’autunno che arriva e si agita, spingendo le onde a cancellare le nostre orme sulla spiaggia.

 

Questa sera saluteremo con una cena e un falò la stagione bella. Ho chiesto a tutti gli abitanti della Casa delle Parole, agli amici e alle amiche che vivono nel mio bizzarro mondo di poesia, di scegliere un oggetto e dei versi da gettare nel fuoco per accompagnare la stagione splendente nel viaggio verso l’altro emisfero.

 

Non ci avevo mai fatto caso prima, la Terra è divisa in emisferi come il nostro cervello e se una stagione sta da una parte non può essere contemporaneamente dall’altra. E poi è divisa in spicchi come un’arancia dai meridiani e indossa pesanti crinoline costituite dai paralleli.

 

Quello che per noi è stare ritti nello spazio, è la testa in giù dell’altro emisfero e gli antipodi sono il luogo dove sbucheremmo se potessimo scavare fino al centro della terra e oltre. Noi italiani sbucheremmo in mezzo ai pascoli neo-zelandesi e io cercherei il modo per andare a cercare le tracce delle loro due scrittrici più note che sono anche tra le mie preferite in assoluto e siedono nell’alto dell’Olimpo della Letteratura. Katherine Mansfield e Janet Frame sono due meravigliose disadattate alla vita e al mondo. Katherine era tubercolotica e alla ricerca di una salute impossibile, vagò per alcuni dei luoghi più belli d’Europa. Fu l’unica scrittrice invidiata da Virginia Woolf e il fuoco rosso e bianco della sua anima risplende ancora nei suoi racconti. Janet Frame l’abbiamo scoperta tutti grazie al meraviglioso film di Jane Campion Un angelo alla mia tavola, basato sui libri autobiografici della scrittrice. Janet soffriva, così dicono le più recenti biografie, della sindrome di Asperger, se questo sia vero non lo so, ma il suo fuoco è diverso da quello di Katherine, è un fuoco azzurro e verde, ma brucia con la stessa intensità.

 

Nel mio fuoco di questa sera, un fuoco arancione e rosso, getterò questa nuova poesia.

 

 

 

Un ricordo azzurro di lavanda, un ricordo giallo di girasoli

 

 

 

Dove dormono le api? Dove

dorme il miele nelle stagioni

prive di polline e fiori?

Restano, è vero, alcune rose

fuori stagione, ma l’ape non

ama le spine intorno a tutta

quella bellezza. E d’inverno

sono i fiori di ghiaccio a

risplendere nell’aria, ma l’ape

dorme nel profondo del favo,

circondata da miele, polline e

un ricordo azzurro di lavanda,

un ricordo giallo di girasoli.

È caldo sicuro quel luogo, tanto

che anche la luce vi cerca

rifugio per preservare il colore

dorato dell’estate. Basteranno

quelle poche lame che sono

riuscite a entrare, a mettersi

al sicuro, per garantire il colore

alla luce che sarà in primavera?

Ma tutta la luce che non ce l’ha

fatta? Sbiancherà con i tronchi

e i rami, sbriciolerà le foglie e

i pochi fiori. Mentre il re di

ghiaccio tornerà a cercare la

sua sposa e fioriranno i fiocchi

di neve, geometriche creature

che non sanno cosa sia rispecchiarsi

gli uni negli altri. L’autunno farà

resistenza, ma poi cederà e il passo

dell’inverno affonderà nel biancore

che tutto ripara, nelle steppe

siberiane dove le slitte corrono,

senza conoscere il giorno e la notte.

È tempo che anche noi scegliamo

un rifugio per la stagione bianca.

E scegliamo il luogo dove il miele

riposa accanto alle api e l’ultima

rosa ci accompagna nell’invisibile

che tutto circonda.

 

 

 

Forse di fuochi dovremmo accenderne due ciascuno, uno per ogni emisfero, perché un cervello non sia geloso dell’altro. Non so se riuscirò a farlo, ma vorrei che i miei fuochi seguissero per metà l’estate dall’altra parte del mondo e per metà scaldassero e mi accompagnassero verso il cuore della stagione fredda che tutti temono, in particolare, in quest’anno di pandemia.

 

Chissà, forse l’amore risplende e sceglie quella nostra metà di cervello che corrisponde a una metà precisa di quello dell’essere amato.

 

Questa storia dei due cervelli speculari e dei due emisferi terrestri mi appassiona. Ne parlerò stasera, quando saremo intorno al falò.

 

La Cronaca 197 è stata scritta il ventuno settembre, ultimo giorno d’estate dell’anno senza Carnevale. La poesia è mia ed è inedita. 

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