mercoledì 23 settembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/199: la rosa è fuori città, l’acero indossa una sciarpa gaia e la campagna una gonna scarlatta


Il canto dell’autunno è un canto sommesso, o almeno così crediamo. Ma non c’è niente di cauto o sottotono, quando gli alberi lasciano andare le foglie nel vento, quando l’ultimo fulgore fa risplendere il verde e lo tramuta in giallo, arancione e rosso.

Cadiamo tutti nell’abbraccio della stagione, ripieghiamo le ali, cerchiamo un nuovo nido per affrontare l’inverno.

Da oggi ogni giorno sarà sempre un po’ più corto, ci sveglieremo prima ogni mattina per inseguire la luce, ma saremo come cavalieri in fuga dopo la disfatta e il giorno sarà un mantello troppo corto per proteggerci dal vento.

Nella luce dell’alba nuoto, è un mare di piombo questo cielo, è un cielo di ferro quest’acqua.

Ma io nuoto e fendo l’aria, respiro come un pesce e le onde mi sorreggono mentre la prima pioggia avvolge ogni sguardo e resto io sola con l’acqua sopra e intorno.

Ritorno alla riva, vorrei abbandonarmi al tepore della sabbia, ma il calore ci ha già lasciato.

Ritorno nella Casa dove le parole si sono rifugiate come rondini nel nido, mi accolgono gridando, sono felici di vedermi. Io pure sono felice e le accarezzo con la voce. Dalle ceste escono le parole-gatto e mi saltano in braccio.

Ecco, questo piccolo mondo è completo e tiepido, il tè è nella tazza, la legna brucia nel camino.

Occorre una poesia, una poesia perfetta per queste ore semplici e rotonde.

 

 Autunno

 

Sono più miti le mattine

e più scure diventano le noci

e le bacche hanno un viso più rotondo.

La rosa è fuori città.

L’acero indossa una sciarpa più gaia.

La campagna una gonna scarlatta,

Ed anch'io, per non essere antiquata,

mi metterò un gioiello.

 

Il cerchio dei giorni si intreccia con le spirali della poesia e io sono felice di leggere e respirare.

Questa Cronaca 199, nata il ventitreesimo giorno del nono mese dell’anno senza Carnevale, scintilla come un pesce che salta fuori dall’acqua, risplende come la campagna agghindata per una festa.

La poesia è di Emily Dickinson, di seguito l’originale.

 

 XXVIII.

Autumn

 

The morns are meeker than they were,

The nuts are getting brown;

The berry's cheek is plumper,

The rose is out of town.

 

The maple wears a gayer scarf,

The field a scarlet gown.

Lest I should be old-fashioned,

I'll put a trinket on.

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