Hanno strani modi d’interagire i libri e la pioggia. Tanto la pioggia è
curiosa e vorrebbe poterli leggere senza impregnarli d’acqua, tanto i libri
vorrebbero lasciarsi impregnare e cambiare forma, cedere le parole alle gocce e
con loro arrivare sino alla terra e dissetare l’albero bellissimo sotto la
finestra.
Anche le nuvole anelano a conoscere i libri perché ci vedono leggere e sono curiose, anche se per loro stare ferme a lungo nello stesso luogo non è per niente facile. Però ci provano ogni giorno, basta lasciare un libro in giardino, in terrazza o in riva al mare e le nuvole inizieranno a leggere, complice il vento.
Le foglie sono altrettanto curiose delle nuvole e narrano leggende che gli alberi si passano di ramo in ramo, anno dopo anno. Un albero molto fortunato, quando sarà troppo vecchio per essere tramite tra la terra e il cielo, verrà abbattuto per poter diventare carta e ci sarà poi qualche umano che su quella carta scriverà parole uniche, nella loro fase sorgente, e poi qualcuno che stamperà dei libri, uno di quegli oggetti che la comunità degli alberi tanto ama e ne è orgogliosa.
Il vento aiuta quindi le nuvole e poi anche le foglie a sfogliare le pagine e, per conto suo, ne leggerà avidamente, perché il vento è un pensiero veloce, un fulmine nel teatro della nostra mente e ci sollecita a leggere quando siamo pigri perché ha sempre più fretta di noi.
E il cielo? Il cielo legge con le stelle modalità delle nuvole, delle foglie e del vento. È vasto, quindi scopre tutti i libri che stiamo leggendo nello stesso momento, ricopre tutto il mondo e lo protegge.
Anche di notte, quando le stelle si affacciano e leggono alla luce dei lampioni. Aguzzano la loro vista stellare e subito si scambiano opinioni sulle scoperte e le storie che i libri contengono.
I libri che sono l’unico vero traghetto che ci porta in tempi e luoghi diversi, i libri che sono oggetto di desiderio sfrenato per molti, ma non ancora abbastanza. I libri che chiamano sulla soglia della coscienza tutto il nostro teatro interiore e ci regalano immagini inedite.
Forse anche i meccanismi della lettura e del godimento delle belle immagini sono reazioni dei neuroni specchio e ci fanno sentire con un brivido che stiamo leggendo una poesia straordinaria, un bel brano di prosa o ammirando un dipinto, o una fotografia e sentiamo che l’immagine ha qualcosa da dirci e risuona in noi come musica.
Tutti i sensi sono all’erta mentre stiamo leggendo, creiamo il mondo intorno a noi e dentro di noi, il mondo di cui siamo parte. E allo stesso tempo sentiamo solo quel che arriva dal libro e si fa strada in noi.
Il tempo è sospeso, immobile nella realtà che ci circonda. Per questo non ci accorgiamo degli astuti stratagemmi della pioggia e del vento, delle nuvole e delle foglie, del cielo e delle stelle che ci stanno vicini nella lettura.
E come fanno? Un refolo di vento, delicato e sottile, sfoglia le pagine con noi. Il cielo e le stelle hanno mandato aria azzurra e luce dorata attraverso i raggi di sole e il vento. Le nuvole e le foglie si dividono in pezzettini così minuscoli che a noi paiono bruscoli di polvere nella luce e, invece, sono alberi e tempeste che imparano le nostre lingue e divorano le nostre storie.
Come imparano le nuvole e il vento
Dove inizia la tempesta, lì
finisce una storia che molti
hanno già letto. Fortunato è
il cielo che cade intorno alla
biblioteca. Ogni goccia di
pioggia impara una parola
e nella caduta la urla alla
sua nuvola. Le senti tutte
queste voci gioiose perché
hanno imparato sillabe che
a loro sembrano nuove?
Senti la loro allegria? Sanno
come si riconosce il silenzio
che è uno spazio bianco su
ogni pagina. Imparano e
non dimenticano la fortuna
immensa di sentire una voce
non solo con l’orecchio ma
proprio dentro, dentro e in
fondo nel cuore, azzurro e
chiaro come un mattino.
Guardare le foglie che cadono, perdermi nel vento, scrutare il cielo per prevedere la pioggia.
Poi a casa, qui nella città silenziosa, sistemare i libri, preparare
percorsi di lettura per l’autunno, arricchire gli scaffali dei libri più amati
che vorrei rileggere almeno una volta ancora, scegliere un nuovo taccuino per
gli appunti. Questi saranno i tardi pomeriggi e le sere e, poi, nella terra
delle Montagne della Nebbia, continuerò a tirare i fili e a tessere queste
Cronache.
Questa è nata nelle ore silenziose dell’alba e del tardo pomeriggio di questo primo giorno di settembre dell’anno senza Carnevale.
La poesia l’ho scritto proprio per questa giornata di divagazioni sui
libri e lettori, anche inaspettati, come sono le nuvole e il vento.
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