martedì 1 settembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/177: come imparano le nuvole e il vento

 


Hanno strani modi d’interagire i libri e la pioggia. Tanto la pioggia è curiosa e vorrebbe poterli leggere senza impregnarli d’acqua, tanto i libri vorrebbero lasciarsi impregnare e cambiare forma, cedere le parole alle gocce e con loro arrivare sino alla terra e dissetare l’albero bellissimo sotto la finestra.

Anche le nuvole anelano a conoscere i libri perché ci vedono leggere e sono curiose, anche se per loro stare ferme a lungo nello stesso luogo non è per niente facile. Però ci provano ogni giorno, basta lasciare un libro in giardino, in terrazza o in riva al mare e le nuvole inizieranno a leggere, complice il vento.

Le foglie sono altrettanto curiose delle nuvole e narrano leggende che gli alberi si passano di ramo in ramo, anno dopo anno. Un albero molto fortunato, quando sarà troppo vecchio per essere tramite tra la terra e il cielo, verrà abbattuto per poter diventare carta e ci sarà poi qualche umano che su quella carta scriverà parole uniche, nella loro fase sorgente, e poi qualcuno che stamperà dei libri, uno di quegli oggetti che la comunità degli alberi tanto ama e ne è orgogliosa.

Il vento aiuta quindi le nuvole e poi anche le foglie a sfogliare le pagine e, per conto suo, ne leggerà avidamente, perché il vento è un pensiero veloce, un fulmine nel teatro della nostra mente e ci sollecita a leggere quando siamo pigri perché ha sempre più fretta di noi.

E il cielo? Il cielo legge con le stelle modalità delle nuvole, delle foglie e del vento. È vasto, quindi scopre tutti i libri che stiamo leggendo nello stesso momento, ricopre tutto il mondo e lo protegge.

Anche di notte, quando le stelle si affacciano e leggono alla luce dei lampioni. Aguzzano la loro vista stellare e subito si scambiano opinioni sulle scoperte e le storie che i libri contengono.

I libri che sono l’unico vero traghetto che ci porta in tempi e luoghi diversi, i libri che sono oggetto di desiderio sfrenato per molti, ma non ancora abbastanza. I libri che chiamano sulla soglia della coscienza tutto il nostro teatro interiore e ci regalano immagini inedite.

Forse anche i meccanismi della lettura e del godimento delle belle immagini sono reazioni dei neuroni specchio e ci fanno sentire con un brivido che stiamo leggendo una poesia straordinaria, un bel brano di prosa o ammirando un dipinto, o una fotografia e sentiamo che l’immagine ha qualcosa da dirci e risuona in noi come musica.

Tutti i sensi sono all’erta mentre stiamo leggendo, creiamo il mondo intorno a noi e dentro di noi, il mondo di cui siamo parte. E allo stesso tempo sentiamo solo quel che arriva dal libro e si fa strada in noi.

Il tempo è sospeso, immobile nella realtà che ci circonda. Per questo non ci accorgiamo degli astuti stratagemmi della pioggia e del vento, delle nuvole e delle foglie, del cielo e delle stelle che ci stanno vicini nella lettura.

E come fanno? Un refolo di vento, delicato e sottile, sfoglia le pagine con noi. Il cielo e le stelle hanno mandato aria azzurra e luce dorata attraverso i raggi di sole e il vento. Le nuvole e le foglie si dividono in pezzettini così minuscoli che a noi paiono bruscoli di polvere nella luce e, invece, sono alberi e tempeste che imparano le nostre lingue e divorano le nostre storie.

 

 

Come imparano le nuvole e il vento

 

Dove inizia la tempesta, lì

finisce una storia che molti

hanno già letto. Fortunato è

il cielo che cade intorno alla

biblioteca. Ogni goccia di

pioggia impara una parola

e nella caduta la urla alla

sua nuvola. Le senti tutte

queste voci gioiose perché

hanno imparato sillabe che

a loro sembrano nuove?

Senti la loro allegria? Sanno

come si riconosce il silenzio

che è uno spazio bianco su

ogni pagina. Imparano e

non dimenticano la fortuna

immensa di sentire una voce

non solo con l’orecchio ma

proprio dentro, dentro e in

fondo nel cuore, azzurro e

chiaro come un mattino.

 

 

Guardare le foglie che cadono, perdermi nel vento, scrutare il cielo per prevedere la pioggia.

Poi a casa, qui nella città silenziosa, sistemare i libri, preparare percorsi di lettura per l’autunno, arricchire gli scaffali dei libri più amati che vorrei rileggere almeno una volta ancora, scegliere un nuovo taccuino per gli appunti. Questi saranno i tardi pomeriggi e le sere e, poi, nella terra delle Montagne della Nebbia, continuerò a tirare i fili e a tessere queste Cronache.

Questa è nata nelle ore silenziose dell’alba e del tardo pomeriggio di questo primo giorno di settembre dell’anno senza Carnevale.

La poesia l’ho scritto proprio per questa giornata di divagazioni sui libri e lettori, anche inaspettati, come sono le nuvole e il vento.

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