Nelle fatiche e nel dolore di un anno micidiale, oggi si è aggiunta la notizia della morte di una gatta che amavo moltissimo.
Gattina era apparsa all’improvviso nel giardino che sarebbe diventato il
suo regno alla fine di settembre di tre anni fa. Denutrita e malmessa aveva
scelto la nuova casa e il suo nuovo padrone. Di sicuro era una randagia, chissà
se fuggita o abbandonata, le mancavano alcuni denti ed era anche un po’
spelacchiata. La prima veterinaria dove la portammo decretò che Gattina era un
gatto anziano di almeno nove anni, sterilizzata e con un tumore al polmone
destro. Vista la situazione complessiva aveva suggerito di “addormentarla”. Ma
chi l’aveva trovata decise di accompagnarla nelle ultime settimane di vita e di
non darle un nome per non affezionarsi troppo. Così Gattina venne chiamata e
Gattina rimase. Nel giro di poco tempo scoprimmo che mangiava con sempre
maggior appetito, ingrassava e cresceva. La dottoressa Titti venne interpellata
di nuovo e disse che era una specie di “miracolo” perché la “natura è
meravigliosa”. Il problema al polmone non era un tumore, ma una forma di asma
che poteva essere curato solo con il cortisone. Così fu fatto e l’animalino
delizioso che era diventò punto focale della casa. Era affettuosissima, giocherellona,
simpatica, curiosa. Salutava sempre quando tornava in casa dal giardino,
adorava stare appollaiata sulla spalla del suo padrone, di notte dormiva
abbracciata a lui.
Trascorsi i mesi dell’autunno e i primi dell’inverno, alla fine di
gennaio, una sera Gattina iniziò a miagolare selvaggiamente. Al punto che il
suo umano si sentì in dovere di farla uscire, tranquillizzato dalla diagnosi
della dottoressa Titti, era un gatto sterilizzato. Gattina, invece, non era una
gatta anziana e, soprattutto, non era sterilizzata. Dopo cinque notti di
scorribande selvagge, nel giro di due settimane il suo pancino, prima si
arrotondò, poi iniziò a sembrare che avesse ingerito un intero uovo di Pasqua.
Il suo padrone si convinse che Gattina fosse incinta solo quando la pancia oscillò
vistosamente da sinistra verso destro.
Il mattino successivo una visita dalla dottoressa Titti confermo la
gravidanza, un “miracolo”, perché “la natura è meravigliosa” e, forse, non era
stata operata bene. A quel punto l’umano decise di cambiare veterinaria e
quella nuova confermo quanto evidente e che Gattina poteva avere al massimo un
anno, quindi al suo primo calore aveva incontrato il micio con cui si era accompagnata.
Il gatto in questione venne individuato in un gattone bianco e nero che viveva
nel giardino accanto e che ogni tanto veniva a farsi un giretto nel giardino di
Gattina.
Trascorsero così i mesi di febbraio e marzo e la trepidazione in casa
cresceva. Allo scadere preciso della gravidanza, cioè il 3 aprile del 2018, il
mattino alle 8 le si ruppero le acque. Avevamo dormito abbracciate, lei sulla
mia spalla destra con il musino appoggiato alla mia guancia. Così scattai in
piedi e la portai nella grande scatola predisposta con coperte, asciugamani e
traversine. L’ecografia fatta dalla nuova veterinaria ci aveva anticipato che i
micini sarebbero stati tre. Il primo a nascere fu il più grosso, aveva un
capoccione striato come la mamma, il corpo bianco come il papà e qualche
striscia sul dorso, quindi venne chiamato Tiger. La seconda era più piccola e
tigrata come la mamma, ma con sfumature marroni e nocciola anziché grigie. Intorno
agli occhi aveva due grandi cerchi di pelo bianco che sembravano gli occhiali
della regista Lina Wertmüller e così venne scelto anche il suo nome, Lina. Il
terzo era più piccolo e fragile, aveva una grande macchia color nocciola sul
capino e io lo chiamai Spotty, e piansi alla sua morte anche se rimase con noi
solo tre giorni.
Il parto durò fino quasi alla una, meno di cinque ore, i gattini si attaccarono
subito a succhiare il latte e quel giorno fu un giorno di grande felicità. Potrei
continuare a raccontare tutte le prodezze dei micini e della giovane mamma,
magari lo farò in un’altra Cronaca. Oggi mi fermo qui e per celebrare la vita
di quella “piccola persona”, come la scrittrice Anna Maria Ortese definiva gli
animali, pubblico alcune mie poesie dove c’è, e ci sarà per sempre, Gattina.
Attraversata dal silenzio
Solo il passo del gatto è
amico del silenzio, ha
un alfabeto segreto fatto
di cenni nell’aria e poche
distrazioni.
Si alza, si abbassa, seguito
dal movimento della coda
e benché tutto sembri uguale,
una nuova melodia attraversa
gli spazi bianchi tra note e
sillabe.
Così vorrei scrivere, leggera
e pensierosa, attraversata dal
silenzio e da poche parole.
Il giorno fa germogliare l’estate
Le campane rintoccano le sei,
in giardino cantano gli uccellini
e il vento freme foglia a foglia,
mentre lontano latrano cani
sconosciuti. Se anche tu fossi
ancora più vicino, non ti conoscerei
più di quanto già non sappia.
Con lo sguardo sei intento a
tessere pensieri che cercano
parole cui lasciarsi andare, mentre
la gatta gioca sul davanzale e
il sole frantuma l’oscurità
di questa stanza, nel cuore
di un’estate che germoglia
nel giorno.
Le rose non sanno gridare
Mi duole questo pomeriggio di silenzio,
credimi avrei voluto scriverti altre parole.
Ma qui sento solo la voce del cardellino
e le api impazzite di luce che agitano
gli steli di lavanda. Le gatte stanno agli
opposti dei vasi coi fichi d’India e l’oleandro
ruba il colore alla casa dell’altro giardino.
Tutto fiorisce senza un perché e nemmeno
la più magnifica delle rose sceglie l’istante
esatto della fioritura. Aprirsi al mondo è
cosa dolorosa. E le rose non sanno
gridare.
Il cielo vuoto di nuvole e vento
Non cade, non sale, non crolla, non
ombreggia, non ripara. Ora c’è solo
un tronco senza foglie, la metafora
perfetta per la memoria scarna che
abita questo giardino.
Basta poco per sentire la gioia
allargarmi il respiro. C’è la gatta che
ronza appoggiata al mio petto, l’odore
dei fichi dietro di noi e il cielo vuoto
di nuvole e vento.
E qui sento solo il tuo cuore
battere sul mio.
Ecco quel piccolo cuore non batte più, ma io lo sento ancora risuonarmi
sul petto. Adesso taccio e vado a piangere in silenzio, da qualche parte.
La Cronaca 179, scritta nel terzo giorno di settembre dell’anno senza
Carnevale è dedicata alla mia Gattina adorata che non rivedrò mai più.
Le poesie fanno parte del mio ultimo libro Un’estate invincibile, Atì editore 2019.
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