sabato 28 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/811. Chiamo lingua questo destino della forma, l’azzurro dei suoi segni

 

  


Oggi a Milano soffiava un ventaccio anomalo che sembrava la Bora triestina, forse è così che la città mai più silenziosa protesta perché non ha il mare. Era talmente forte questo vento che faticavo a tenere gli occhi aperti, e così sono uscita per andare a passeggio e poi fermarmi a leggere in qualche baretto del quartiere e me ne sono tornata a casa senza neanche avere fatto la spesa, perché era quasi impossibile stare all’aperto. Così me ne sono tornata a casa, ma ero contenta lo stesso perché sto leggendo i Diari di Virginia Woolf, il primo volume per la precisione, e quando leggo VW sono sempre felice anche se per ora non è successo ancora niente di rilievo. La seconda contentezza di questo sabato e che ho buttato via ancora un po’ di vecchie carte ormai inutili, la terza contentezza è che ho deciso di rivedere i tre film di Millennium, la saga originale di Lisbeth Salander, che mi piace molto. Perché mi piace molto? Perché Lisbeth è una che non si arrende mai e poi mai, un’anima solitaria avanza nella vita come una nave rompi-ghiaccio. E poi scelgo un’altra poesia di Antonella Anedda:

 

a Franco Scataglini

 

Anche per me la Russia

Era lunarità dolente

- tundra senza alture –

cupole radenti

al deserto dei prati.

 

Anch’io sono uno scriba

con un tavolo breve che si piega

la schiena indifesa – la cera rappresa tra le dita.

 

Chiamo lingua questo destino della forma

l’azzurro dei suoi segni, il foglio

come luna tra le foglie.

 

Nel vetro di un vagone

vedo me stessa buia

venire col suo pegno

di ombra e di paura

fino allo spazio ardente

del nome che si perde.

 

 

Ecco che ora posso salutare questo sabato 28 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e la sua Cronaca 811, azzurra e ventosa.

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