Oggi a Milano soffiava un ventaccio anomalo che sembrava
la Bora triestina, forse è così che la città mai più silenziosa protesta perché
non ha il mare. Era talmente forte questo vento che faticavo a tenere gli occhi
aperti, e così sono uscita per andare a passeggio e poi fermarmi a leggere in
qualche baretto del quartiere e me ne sono tornata a casa senza neanche avere
fatto la spesa, perché era quasi impossibile stare all’aperto. Così me ne sono
tornata a casa, ma ero contenta lo stesso perché sto leggendo i Diari di Virginia Woolf, il primo volume
per la precisione, e quando leggo VW sono sempre felice anche se per ora non è
successo ancora niente di rilievo. La seconda contentezza di questo sabato e
che ho buttato via ancora un po’ di vecchie carte ormai inutili, la terza
contentezza è che ho deciso di rivedere i tre film di Millennium, la saga
originale di Lisbeth Salander, che mi piace molto. Perché mi piace molto? Perché
Lisbeth è una che non si arrende mai e poi mai, un’anima solitaria avanza nella
vita come una nave rompi-ghiaccio. E poi scelgo un’altra poesia di Antonella
Anedda:
a Franco Scataglini
Anche per me la Russia
Era lunarità dolente
- tundra senza alture –
cupole radenti
al deserto dei prati.
Anch’io sono uno scriba
con un tavolo breve che si piega
la schiena indifesa – la cera rappresa tra le dita.
Chiamo lingua questo destino della forma
l’azzurro dei suoi segni, il foglio
come luna tra le foglie.
Nel vetro di un vagone
vedo me stessa buia
venire col suo pegno
di ombra e di paura
fino allo spazio ardente
del nome che si perde.
Ecco che ora posso salutare questo sabato 28 maggio del
terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e la sua Cronaca 811,
azzurra e ventosa.
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