Scelgo la materia con cui costruire questo giorno: pietre, alberi, nuvole, il mio sguardo sul cielo. Dalla strada, che sta nel mondo più in basso, all’albero, creatura del regno intermedio, alle nuvole, che ci costringono a chinare il capo all’indietro per poterle guardare, o a sdraiarci su un prato e lasciare che il loro movimento, lento o veloce non importa, ci rubi lo sguardo e allo stesso tempo lo intessa di nuova luce e nuove percezioni.
Anche se si tratta di pietre, alberi e nuvole che
appartengono alla città mai più silenziosa riesco, all’interno di questo
paesaggio urbano, a ritagliare un paesaggio senza tempo che mi protegge lo
sguardo e mi rallegra. Le nuvole urbane sanno di avere un cielo più piccolo a
disposizione e si adeguano nelle forme per riuscire a mostrarsi comunque nella
loro effimera bellezza.
In attesa di un
nuovo stupore
Una margherita, il muso
di un cane, una pecora,
queste sono le nuvole
che attraversano il mio
cielo. Poi risplende il
fiore di un’immensa
gonna di taffetà, e così
una nuova favola attraversa
il vento e arriva sin quaggiù,
dove noi siamo sempre
in attesa di un nuovo stupore.
Così ho trascorso l’intera giornata ad ascoltare questa
nuova favola, a catturare il canto del vento tra le foglie e a stupirmi della
bellezza del mondo, nonostante la guerra, nonostante il dolore.
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