Dato che il lunedì è sempre lunedì, mi abbevero alla
fontana dell’amarezza indolente di noi fortunati abitanti occidentali e vado a
pescare tra le poesie di Adam Zagajewski e ne scelgo una tratta da Prova a cantare il mondo storpiato (Interlinea,
2019), a cura di V. Parisi:
In prima persona
plurale
A Julian Kornhauser
Indossiamo parole usate, enfasi e disperazione
corrose dalle labbra altrui,
camminiamo sulle botole dell’altrui spavento,
in un’enciclopedia scopriamo la vecchiaia,
di sera fingiamo che sia scoppiata la guerra,
conversiamo con Baczyński,
facciamo in fretta i bagagli,
ci ricordiamo dei poeti d’un tempo,
andiamo in stazione, condanniamo il fascismo,
e poi trionfalmente,
in uno scompartimento di prima classe,
in prima persona plurale,
diamo voce a tutta la nostra perspicacia,
come se non fossimo dotati
dell’orecchio assoluto per il silenzio.
Questa poesia mi ravviva il senso di impotenza e frustrazione per la guerra che non solo non finisce, ma si è come fermata in un tempo sospeso segnato dal battito moribondo dei siti d’informazione che hanno raffreddato l’enfasi guerresca di questi primi tre mesi di guerra. Così, forse è davvero meglio esercitare l’orecchio assoluto per il silenzio che ai poeti non può certo mancare. Oggi è lunedì 23 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 806 si tace con me per andare a dormire.
Nessun commento:
Posta un commento