giovedì 5 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/788. Non troppa luce, non troppa ombra, così la poesia chiama il poeta

 


La chiarezza non appartiene alle ore dense che circondano l’ulivo nel sole del mezzogiorno. La troppa luce rende ciechi tanto quanto l’oscurità, mi disse il pastore seduto all’ombra dell’albero centenario. Senza chiedere se avessi sete mi porse l’orcio di terracotta dove l’acqua manteneva la freschezza della fonte. Il campo di grano prossimo alla maturazione era punteggiato di papaveri rossi e di fiordalisi blu, che una mano sapiente aveva sparso in maniera tale che ciascun colore avesse il suo spazio e non sovrastasse l’altro. Il coro delle cicale ancora non era iniziato, ci voleva qualche settimana, e poi l’estate avrebbe divorato la verdità della primavera, i teneri germogli e la promessa dei frutti. Dal punto in cui eravamo seduti era facile seguire il movimento del gregge. Le pecorelle si muovevano placide brucando le erbe sul confine tra i campi, ma senza toccare il grano. Il cane bianco e nero aveva poco lavoro perché nessuna si allontanava troppo dalle altre. Eravamo in questo tempo e in questo luogo e in un tempo remoto e millenario, dove la vita scorreva guidata solo dalle stagioni e dai frutti della terra, ci guardavamo intorno, in silenzio, non c’era bisogno di altre parole.

 

 

In uno sguardo e in una voce

 

Non la notte più scura,

non la luce implacabile

del mezzogiorno. Perché

la regola dello sguardo stava

nel margine dove l’occhio

poteva muoversi senza

cadere nei due baratri che,

pure, lo attiravano. Non

troppa luce, non troppa

ombra, così la poesia

chiama il poeta, così

il silenzio trova rifugio

e ristoro. In uno sguardo

e in una voce, la tua voce.

 

 

Mi piace passare queste ore silenziose con questo pastore che ancora non ha dieci anni, che è intento e serio, un pastorello che un giorno sarà mio padre.

Oggi è giovedì 5 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 788 sente tutta la grecità del momento.

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