venerdì 6 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/789. Un giorno di piccole cose e di quiete

 

Cerco immagini dell’amore che mi aiutino a rasserenare l’anima in tumulto a causa della guerra e dell’orizzonte della pace che resta invisibile. Come se stessero giocano a un nuovo videogioco, politici e giornalisti, affastellano dichiarazioni e analisi che stanno costruendo, insieme alla crudele nudità delle immagini dei bombardamenti, delle case sventrate, dei carrarmati in fiamme, il nostro panorama interiore, non solo quello che ci circonda. Un panorama cui non si può sfuggire e al quale di finisce con l’assuefarsi. Forse è proprio vero che gli umani si abituano a vivere e sopravvivere in pressoché tutte le condizioni. Anche noi cittadini del Ventunesimo secolo, che qualche anno fa ci piaceva immaginare come il futuro della globalizzazione felice, facciamo invece parte di un incubo infinito iniziato con la Grande Guerra nel Ventesimo secolo. Ecco è proprio questa la cosa che mi fa impazzire e disperare, che il Ventesimo secolo non solo non è finito ma sta divorando anche il Ventunesimo. Come difendersi dalla sragione della guerra? Come portare gli aggressori a ritirarsi? Esiste un modo pacifico per farlo? Sono queste le domande che mi assillano e non ho risposte, perché insieme allo sgomento è proprio la mancanza di risposte il minimo comune multiplo di questi tempi di guerra e di violenza che spira come un vento su ogni terra. Per trovare immagini che escano da questa narrazione, posso rivolgermi al cielo e cercare il rapido passaggio delle rondini, posso affidarmi ai prati che anche qui nella città mai più silenziosa sono punteggiati di papaveri e fiordalisi. Posso per un’intera giornata stare lontana dalle notizie e dalle immagini di guerra. Posso camminare lenta per la città, guardare i cuccioli e i neonati nei passeggini, i garzoni che fanno le consegne del pane nei ristoranti del quartiere, l’aroma inconfondibile che si diffonde intorno. Dalle parti dell’albero bellissimo incrocio uno scoiattolo grigio, non ne avevo mai visti nella via e all’improvviso mi ritrovo in un bosco incantato come quello che c’era sulle rovine della fabbrica De Angeli-Frua. Mi piaceva molto di più una volta il borgo della Maddalena, mi piacevano le rovine, il bosco spontaneo, i negozietti di quartiere, l’assenza delle auto. Era un tempo di ragione e di speranze il tempo di trent’anni fa. Sono accadute così tante cose, è così cambiato il mondo, è così cambiato il mio sguardo su di esso. Lo scoiattolo ha trovato la noce che qualcuno che lo aveva già visto gli ha portato. Si ferma un attimo a guardarmi e poi rapido si infila tra i rami dell’acero accanto. È una Cronaca di piccole cose questa Cronaca 789, ma la quiete dei minuti trascorsi con lo scoiattolo mi hanno anche portato la quiete che stavo cercando e così mi accontento, oggi venerdì 6 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra.

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