lunedì 16 maggio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/799. Scrivere è un tentativo per non cadere fuori dal quadro

 


 

Oggi è lunedì, un lunedì come mille altri, un lunedì di maggio dove la guerra ha rallentato, i ragazzini gelsomini sono in piena fioritura e adesso non ho bisogno di andare ad annusare quelli della villa, non ne ho bisogno perché sono fiorite anche le tre nuove piante di gelsomino che adornano le ringhiere di casa mia, che soddisfazione! Questa quiete domestica mi ha fatto venire voglia di immergermi nella pittura di Vermeer e poi di tuffarmi in un’altra poesia di Wislawa Szymborska:

 

Paesaggio

 

Nel paesaggio dell’antico maestro

gli alberi hanno radici sotto la pittura a olio,

di sicuro il sentiero conduce alla meta,

un filo d’erba sostituisce autorevole la sigla,

sono le cinque, credibili, del pomeriggio,

il maggio è trattenuto in modo delicato, ma deciso,

così mi sono fermata anch’io – sì, mio caro,

sono io quella donna sotto il frassino.

 

Guarda quanto mi sono allontanata da te,

che cuffia bianca ho, che gonna gialla,

come stringo il cestino per non cadere dal quadro,

come sfoggio un destino altrui

e mi riposo dai misteri vivi.

 

Anche se mi chiamassi non ti sentirei,

e anche se ti udissi, non mi volterei,

e anche se io facessi quel gesto impossibile,

il tuo viso mi parrebbe estraneo.

 

Conosco il mondo per sei miglia intorno.

Conosco erbe ed esorcismi per ogni malanno.

Dio guarda ancora il mio cucuzzolo.

Continuo a pregare di non morire all’improvviso.

La guerra è castigo, e la pace premio.

I sogni vergognosi vengono da Satana.

Ho un’anima ovvia come un nocciolo di prugna.

 

Non conosco i giochi del cuore.

Non conosco le nudità del padre dei miei figli.

Non credo che il Cantico dei Cantici

abbia una brutta copia contorta e tormentata.

Quello che voglio dire è in frasi fatte.

Non uso la disperazione, non è cosa mia,

me l’hanno solo affidata in custodia.

 

Anche se mi tagliassi la strada,

anche se mi guardassi negli occhi,

ti scanserei sull’orlo di un abisso più sottile d’un capello.

 

A destra c’è la mia casa, che conosco da ogni lato,

insieme ai suoi scalini e all’entrata,

e dentro accadono storie non dipinte:

il gatto salta sulla panca,

il sole cade sulla brocca di zinco,

dietro al tavolo siede un uomo ossuto

e aggiusta un orologio.

 

Oggi è lunedì 16 maggio del terzo anno senza Carnevale e del primo anno di guerra e questa Cronaca 799 è rimasta folgorata da tutta questa luce.

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