Quando vogliamo partire non sempre sappiamo
che una parte di noi è già arrivata a destinazione. Può essere la tundra
siberiana o la costa bretone battuta dai venti, ma sempre un pezzetto della
nostra anima è già arrivato nei luoghi che abbiamo anche solo sognato. In tutto
il mondo ci sono tracce di noi, anche se non lo sappiamo, e allo stesso modo
tracce di mondo sono in noi. Sia quando lo abbiamo davvero visto con i nostri
occhi, quando lo abbiamo toccato, annusato, mangiato, respirato, sia quando lo
abbiamo solo immaginato e desiderato, filamenti di mondo, frammenti di mondo ci
attraversano e poi sedimentano in noi e diventano parte di noi. C’è chi viaggia
per piacere, chi per necessità, c’è anche chi non parte mai perché l’anima è al
suo posto sempre nello stesso orizzonte, sotto lo stesso cielo e sotto gli
stessi tetti e cornicioni dove le rondini tornano ogni primavera a nidificare. Ci
sono anime che vagano perché devono vagare e nelle strade che percorrono, nelle
persone che incontrano trovano i luoghi giusti per lasciare frammenti di sogni
e storie e altrettanti portarne a casa. In questo doppio movimento dello stare
e dell’andare possono nascere storie meravigliose che vogliono essere
raccontate e ci sono anime vagabonde che nella tensione tra la casa e le
origini, tra il tetto sconosciuto e lunghi percorsi su bus scassati che vanno a
venti all’ora sulle strade del Marocco, trovano un senso nel loro essere e
stare al mondo. È nel movimento che nascono le storie, è nel movimento che il
tempo ricama il senso delle narrazioni e le parole sanno sempre dove andare
quando la scrittrice fa volare sulla tastiera le dita come fossero ali di
farfalla. Si alzano in volo tutte insieme queste farfalle e sfiorano l’anima di
chi ha scritto per prima e poi le anime di chi legge, dopo.
Quando
la storia sarà finita
Desiderio di essere altrove,
per cercare chi davvero
siamo. Per questo non
basta restare e immaginare,
bisogna immaginare e
andare, rinforzare le suole
di vento e credere che ogni
storia sia più grande della
nostra immaginazione. Per
questo ti dico vai e ritorna
solo quando la storia sarà
finita e la grande terrazza
pronta ad ascoltarti ancora,
anima mia vagabonda che
sogna sotto questi cieli.
Che voglia di prendere e partire, che voglia
di stare in giro e non sapere mai al risveglio i luoghi, le persone, i cieli,
il cibo e l’aria che avremmo incontrato. Una delle grandi maledizioni figlie di
questa pandemia infinita è proprio l’aver reso i viaggi più complicati e
rischiosi. Ma per fortuna ci sono i libri e i film, mi ricorda questa Cronaca
630 di domenica 28 novembre del secondo anno senza Carnevale, mentre guardiamo
dall’alto Milano e il suo libero cielo.
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