Abitiamo in un luogo reale, una città o un paese, in una casa che può essere un condominio, una villa, un casale. Abitiamo in un paesaggio, in una cornice di senso e di bellezza che le case, le strade, la natura intorno a noi, la vicinanza o lontananza con altri esseri umani, creano per noi. Allo stesso modo abitiamo il nostro luogo usuale anche nei tempi passati, i ricordi vivono nelle cose, nelle pareti e nelle soglie, nella casa, nella città. Ma esiste un luogo in noi, un luogo segreto, la nostra città interiore, il nostro paesaggio fatto non solo di memorie, di immaginazioni e di sogni, ma anche di un posto segreto che ci chiama e ci mette di fronte al nostro io più profondo. Sono una buona lettrice delle traduzioni in italiano dei racconti di Anton Čechov, di Fëdor Dostoevskij e di Lev Tolstoj e da anni non riesco a decidere chi viva con più forza in me, chi sia dei tre lo scrittore più amato.
Le dita dell’insonnia graffiano i muri
Da qualche parte in me,
vive la steppa russa con
le sue betulle e i fiumi in
disgelo. Sento il ghiaccio
che scricchiola e guardo
fuori dalla finestra della
mia dacia e la stagione
che le acque annunciano
sarà la più splendente,
mai vista prima e forse
mai più dopo. Ci sono
lunghe passeggiate nella
mia Prospettiva Nevskij,
in cammino sotto un cielo
bianco dove le stelle non
sorgeranno per molti
giorni ancora e quel bianco
è tutto quel che resta della
neve siberiana, è tutto
quello che il tempo ci ha
donato: un fiocco di neve
prima del disgelo, le foglie
di betulla, la luce fioca di
una lampada a petrolio e
le cupole di Mosca che
ardono alle finestre e parole
graffiate sul muro con
le dita adunche dell’insonnia
e l’ultimo zar che ancora
marcia con il suo esercito
immaginario. C’è un palazzo
d’inverno che non sarà mai
espugnato da qualche parte
in me e tutte quelle parole
che splendono dai tuoi fogli
ai nostri occhi.
Così oggi la mia Russia interiore si è
spostata come fosse l’isola maggiore dell’immenso arcipelago che è la
letteratura. E la neve già scende su questa Cronaca 611 di martedì 9 novembre
del secondo anno senza Carnevale e sui libri che ho riordinato per leggerli di
nuovo.
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