martedì 9 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/611. L’isola maggiore di un grande arcipelago: questo è la letteratura russa in me

 



Abitiamo in un luogo reale, una città o un paese, in una casa che può essere un condominio, una villa, un casale. Abitiamo in un paesaggio, in una cornice di senso e di bellezza che le case, le strade, la natura intorno a noi, la vicinanza o lontananza con altri esseri umani, creano per noi. Allo stesso modo abitiamo il nostro luogo usuale anche nei tempi passati, i ricordi vivono nelle cose, nelle pareti e nelle soglie, nella casa, nella città. Ma esiste un luogo in noi, un luogo segreto, la nostra città interiore, il nostro paesaggio fatto non solo di memorie, di immaginazioni e di sogni, ma anche di un posto segreto che ci chiama e ci mette di fronte al nostro io più profondo. Sono una buona lettrice delle traduzioni in italiano dei racconti di Anton Čechov, di Fëdor Dostoevskij e di Lev Tolstoj e da anni non riesco a decidere chi viva con più forza in me, chi sia dei tre lo scrittore più amato.

 

 

Le dita dell’insonnia graffiano i muri

 

Da qualche parte in me,

vive la steppa russa con

le sue betulle e i fiumi in

disgelo. Sento il ghiaccio

che scricchiola e guardo

fuori dalla finestra della

mia dacia e la stagione

che le acque annunciano

sarà la più splendente,

mai vista prima e forse

mai più dopo. Ci sono

lunghe passeggiate nella

mia Prospettiva Nevskij,

in cammino sotto un cielo

bianco dove le stelle non

sorgeranno per molti

giorni ancora e quel bianco

è tutto quel che resta della

neve siberiana, è tutto

quello che il tempo ci ha

donato: un fiocco di neve

prima del disgelo, le foglie

di betulla, la luce fioca di

una lampada a petrolio e

le cupole di Mosca che

ardono alle finestre e parole

graffiate sul muro con

le dita adunche dell’insonnia

e l’ultimo zar che ancora

marcia con il suo esercito

immaginario. C’è un palazzo

d’inverno che non sarà mai

espugnato da qualche parte

in me e tutte quelle parole

che splendono dai tuoi fogli

ai nostri occhi.

 

 

Così oggi la mia Russia interiore si è spostata come fosse l’isola maggiore dell’immenso arcipelago che è la letteratura. E la neve già scende su questa Cronaca 611 di martedì 9 novembre del secondo anno senza Carnevale e sui libri che ho riordinato per leggerli di nuovo.

 

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