giovedì 18 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/620. Essere un melograno, una castagna o un riccio? Essere betulla e la steppa tutta intera

 



Inizia con una vertigine il tempo questa mattina, ancora indeciso sul colore del mantello autunnale. Ma poi prevale il giallo in tutte le sue sfumature e la città mai più silenziosa si incendia d’oro e abbacina gli occhi. Esco a fare una passeggiata a ora di pranzo, il sole è caldo, mi siedo qualche minuto su una panchina, lascio che le immaginazioni spontanee se ne vadano a spasso in tutta libertà. E sono indecisa se essere un melograno, una castagna o un riccio. Essere il contenuto o il contenitore? Nell’abbondanza dei doni scelgo di essere un riccio appena caduto e non ancora raccolto. Sul sentiero passerà qualcuno ed esclamerà “Ma che belle castagne!”, e raccoglierà i miei frutti e io sarò felice di essere stata così a lungo in compagnia di quei bei frutti lucidi e marroni.

La vertigine del tempo non si è placata con i colori e i frutti, ora che tutto è addobbato, i lupi sono sbucati dal sentiero dove inizia il bosco, non stanno cercando cibo ma compagnia. Nella Casa delle Parole gli abitanti sono tutti intenti a scrivere le loro storie e le loro poesie, così non li disturbiamo e usciamo di nuovo a girovagare nella brughiera. Ci sono macchie di erica rosa qua e là, nuvolette come pecorelle e immagini d’Irlanda che occupano tutto lo spazio negli occhi. Sulla nostra sinistra ci sono i boschetti di betulle che stanno solo aspettando la neve per diventare steppa siberiana. Dall’altro ci sono i boschi di castagni e lecci che stanno intorno alla casa rosa di Soliva. Una casa che ho tanto amato e che ora vive solo nei ricordi e nelle fotografie. Ci sarà ancora il roseto rampicante sul lato meridionale? E i due immensi abeti dell’Himalaya? In questa terra ai piedi delle Montagne della Nebbia posso evocare tutti gli alberi che ho amato e vederli apparire come per magia. Questo accade nelle lande dell’immaginazione, quando lasciamo che nostalgia e desiderio declinino nuove immagini nella nostra mente.

 

Quando il tempo è un lupo accucciato accanto al fuoco

 

Si muove piano il lupo della

nostalgia, mi segue, mi odora,

non ulula e poi mi segue nella

brughiera e monta la guardia.

Poi si accuccia ai miei piedi

quando accendo il focolare e

sonnecchia insieme alle castagne

che ancora riposano nei loro ricci.

Saranno i melograni a dare la sveglia?

Un guizzo di vitalità, un falso

movimento? No, se ne stanno

sul tavolo quieti i melograni,

insieme alle mele e alle castagne.

L’aria profuma di legna bruciata

e del tè nero che ho appena

preparato. Il lupo è il tempo,

più che la nostalgia,

ulula di notte quando la luna

chiama e tutti rispondiamo.

Confusi tra i cespugli della

brughiera e le betulle che

biancheggiano nella luce lunare.

Non ci sono altre svolte nel

sentiero, tutte le direzioni

portano verso la nostra casa.

 

 

 

Vorrei essere una melagrana stasera, non l’albero, ma proprio il frutto, tutta rossa e tondeggiante, aggrappata al ramo sino a quando qualcuno non verrà a raccogliermi e i semi rossi saranno poesie nuove per le nuove Cronache dei giorni che verranno.

Oggi è giovedì 18 novembre del secondo anno senza Carnevale, una giornata luminosa e soleggiata, ma dove le ambulanze hanno ricominciato a percorrere le strade del quartiere, oggi ne ho contate sette.

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