martedì 23 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/625. I filamenti di luce che accendono la giornata

 

 


 

Quando le stagioni arrivano è la luce che lo annuncia, muta intensità e colore, e noi non possiamo che piegare lo sguardo sotto le nuove tonalità. Amo la luce azzurra dei freddi tramonti novembrini e questo nuovo scarto della luce so che entrerà in una poesia, in una Cronaca o anche solo in un appunto che resterà nel suo quaderno. Vorrebbero unirsi al coro della luce anche gli alberi, ma non trovano modo di inserirsi in un canto che solo la luce conosce e capisce e tutte le altre creature possono solo intuire. La minima variazione fa vibrare le corde invisibili del creato, la luce è l’unica prova evidente che l’universo è energia prima ancora che massa, che il tempo è una nostra narrazione e che le nostre parole e immaginazioni riescono a rendere conto solo di una minima parte, una parte residuale, dell’immenso mistero che abitiamo e che ci abita. Mi piace tirare uno di questi fili luminosi che accendono la giornata e tirarlo per vedere dove mi porta. A volte diventa una storia nuova, a volte una poesia, la maggior parte delle volte diventa il filamento di luce che era già e resta sospeso nell’aria come una farfalla o una foglia, sino a quando non svanisce o non cade a terra. Un filamento di luce caduto sceglie di solito una foglia per cadere, è questo il motivo per cui le foglie autunnali si accendono di colori meravigliosi.

 

 

La luce che non ci appartiene

 

Se dico luce ognuno comprende

cosa annuncio: un giorno nuovo,

il sole che sale, un’intuizione,

una vita che nasce. Anche quando

pronuncio a voce bassa ombra,

ognuno comprende e vede

la luce infrangersi sui corpi

opachi di persone e cose. Ombra

non è buio, il buio arriva prima,

è la condizione originaria da

cui la luce scaturisce. Come lo

è il silenzio per la parola, è

il nido ed è anche lo scoglio

dove le onde del senso devono

infrangersi per permettere

alle parole di risplendere e dire

la luce, anche quella che non

ci appartiene, anche quella che

verrà dopo di noi.

 

 

 

La vita è fatta davvero di poco, di piccole contemplazioni, di ricordi che ci saltellano in testa come le rane nello stagno, di una buona conversazione con un amico, di una parola o di un gesto d’amore, di un libro nuovo appena comprato per irresistibile impulso. A volte il libro se ne sta da anni su un ripiano della nostra biblioteca ed è bello scoprirlo e riscoprire perché lo avevamo comprato.

Ci sono foglie secche e una tazza di tè sulla mia scrivania, una raccolta di racconti fantastici scelti da Borges, il manoscritto del nuovo libro di poesie di Danilo Bramati per cui voglio scrivere una nota di lettura, molte penne colorate, molti quaderni. Ho qui con me tutto il mondo che mi serve perché nelle fredde giornate novembrine sto chiusa in casa, lavoro, scrivo, penso, leggo e torno a scrivere, mi lascio portare dai pensieri e dalle immaginazioni. Anche questa Cronaca 625 di martedì 23 novembre del secondo anno senza Carnevale respira la mia stessa aria e contempla la mia stessa luce e dopo un giretto davvero breve, torna ad acciambellarsi nella sua cesta accanto al fuoco.

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