È una giornata di novembre, piovosa e uggiosa, dovresti avere lo stesso umore, così esci di casa e ti incammini sotto la pioggia. Così camminando sotto la pioggia scopri che la pioggia non è mai triste, non solo, scopri che la pioggia è felice. Inizi così a parlare con le gocce che scendono e le gocce rispondono con voce lieta e un coro scende verso la terra e un coro sale verso il cielo. Essere in quello che si è, essere quello che si è, forse la capacità di essere felici inizia proprio ascoltando il canto della pioggia.
Con la pioggia cadono, d’autunno anche le
foglie, forse loro sono tristi? Forse stanno rimpiangendo il vigore dell’estate
e lo splendore del cielo? No, le foglie d’autunno amano la loro livrea rossa o
gialla, amano l’ultimo valzer che danzano col vento intorno al loro albero. Amano
cadere vicino all’albero madre le foglie, ma amano anche l’ultimo vagabondaggio
che le porta lontano, a conoscere altri alberi stranieri e poi ad adagiarsi
dove la terra le sta chiamando. Ti chiedi allora se sono tristi le nuvole che
vagano nel cielo, si sfaldano, si trasformano in pioggia o in vapore. Ma scopri
che la felicità sta nella continua trasformazione, che niente le potrebbe
rendere infelici se non la solita forma, diventare una scultura, l’immobilità,
questa sarebbe l’infelicità. Mutare è la condizione per stare in questa realtà,
accettare il tempo e tutte le trasformazioni che ci legano al suo eterno
mutamento.
Il
silenzio e l’ultima caduta
Non possiamo dire felice
cosa che non sia caduta
almeno una volta. Felice
è chi conosce la caduta e
la gioia del rimettersi in
piedi e poi del cadere ancora
e ancora. Felice è chi si
abbandona all’eterno
mutare delle nuvole e del
vento. Non senti come soffia
tra il tuo collo e il cielo?
Non senti che la notte ti
darà sia il riposo che l’ombra,
ti darà il coltello per lacerare
questa tela della realtà e una
penna con abbastanza inchiostro
per scriverne la forma e
immaginare il respiro, il tempo
e poi il silenzio, la fine e
l’ultima caduta.
Anche oggi, lunedì 15 novembre del secondo
anno senza Carnevale, ho ascoltato la pioggia cadere e ho scoperto verità che
mi erano ignote e questa Cronaca 617 ancora sta aspettando che la pioggia
termini il suo canto.
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