giovedì 25 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/627. Tra pioggia e silenzio cercare le giuste parole

 


 È diventato un posto strano il mondo, le tesi e le parole che ci scambiamo sulla pandemia sono diventate muri che si fronteggiano e non ci sono ragioni che portino gli uni o gli altri a cambiare idea. Tra le tante opinioni che leggo ogni giorno e le notizie sempre sconsolanti, una più di tutte mi ha colpito oggi, la grande fuga di medici e infermieri dalle strutture di pronto soccorso, la crisi delle vocazioni, le conseguenze delle politiche scellerate degli anni passati di selezione all’ingresso nei percorsi universitari, le politiche ancor più scellerate di privatizzazione della sanità pubblica, di accorpamenti di ospedali o, addirittura della loro chiusura, come la Regione Lombardia aveva deciso di fare prima della pandemia per il San Carlo, che serve la zona ovest di Milano, e il San Paolo che serve quella sud. Ma il covid ci ha scaraventati in un mondo sconosciuto, dove l’importanza fondamentale di scuola e sanità è emersa con una forza che il pensiero unico delle privatizzazioni e dell’aziendalizzazione del mondo aveva coperto per moltissimi anni.

 

 

Tutto il silenzio che non abita qui

 

Non c’è silenzio tra queste

mura, ci sono stati addii

silenziosi e ripetuti, ma

un silenzio vero qui non

lo abbiamo mai ascoltato.

Pure lo cerchiamo e desideriamo

quel sollievo che arriva dalle

parole non dette, da quelle

dimenticate. Ma per dire questo

silenzio non ci resta che una

strada, un’opzione, la tua stessa

possibilità di pronunciare il nome

e poi tacere. Forse nell’assenza

capirà che lo stiamo cercando e

verrà tra queste mura, a condividere

questi giorni autunnali e dare

loro il senso che solo dal silenzio

può arrivare.

 

 

Così, mentre continuo a leggere notizie e opinioni e mi sconsolo, penso che queste mie Cronache dovranno continuare ben oltre la fine di questo secondo anno senza Carnevale e mi chiedo se riuscirò a tenere questo impegno, giorno dopo giorno. Per oggi ci sono riuscita di nuovo e nella breve passeggiata pomeridiana per fare la spesa, mi sono incaponita a cercare filamenti e frammenti di silenzio tra le mille voci della città che amo, questa città così poco amata ma che per me è il paesaggio natale, la terra d’infanzia, tutto quello che ho amato per primo nel mondo. Così, tra pioggia e silenzio, ho scritto la Cronaca 627 di giovedì 25 novembre del 2021, il secondo anno della pandemia, il secondo di quanti ancora?

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