Come parlano tra loro le stagioni? E se parlano lo fanno solo perché sono contigue nel tempo o anche per altre vie? Me lo chiedevo oggi mentre camminavo nella limonaia e mi fermavo a guardare i frutti maturi, gialli e profumati, pronti per essere raccolti. Così ne ho presi alcuni e li messi nel cestino che tenevo al braccio e sono tornata a casa. Ho scelto un piatto di ceramica blu e verde acquistato in Sicilia nel secolo scorso e ho subito sentito il profumo dei limoni diffondersi nell’aria. Ho accesso il fuoco e messo a bollire l’acqua per preparare il tè. La luce iniziava a scemare e sono rimasta alla finestra sino a quando il buio non si è impadronito di tutto il cielo, l’acqua era diventata troppo tiepida e così ho riempito di nuovo il bollitore e riacceso il fornello. Tutti i colori nella stanza sembravano convergere verso i limoni e ho capito, in quel momento, che le stagioni si parlano attraverso i colori. Il giallo colore dell’estate arriva all’inverno con i limoni. Così inverno e autunno, che pure conosce da vicino l’estate, decifrano i sussurri dell’estate grazie al giallo dei limoni. E il bianco lattiginoso delle nuvole invernali e la neve, arrivano all’estate e alla primavera grazie ai fiori bianchi che sbocciano anche nella neve. Mi piace questa immaginazione dei colori e delle stagioni, potrei andare avanti per pagine e pagine, ma è più divertente se ognuno di voi catturerà con gli occhi e la fantasia le conversazioni che più gli si addicono.
Portare
la nostra mente nelle terre meridionali
Guardo i limoni e subito
il poeta si manifesta, ma
non sono le sue parole che
voglio dire qui. Qui cerco
un profumo e un segreto
che i limoni hanno custodito
e che nessuna lingua umana
potrà dire senza che la bocca
e il naso siano presi da questi
frutti e possano così portare
la nostra mente nelle terre
meridionali dove siamo già
stati e ricordare come l’inverno
sia, prima di tutto, uno stato
d’animo e poi una stagione.
Mentre mi sono persa a inseguire i limoni e
il loro profumo, è arrivata anche l’ora di cena e così metto sul fuoco un
minestrone verde di broccoli e cavoli, arancione di zucca e carote. Il profumo
più forte resta quello della legna che arde nel focolare e così, intanto, che
il fuoco scalda e cuoce, inizio a sistemare le foglie raccolte i giorni scorsi
nel grande quaderno per farle essiccare. Hanno colori meravigliosi e porteranno
all’estate che verrà tutto il rosso, l’arancione e il giallo che le serviranno.
Anche questa Cronaca 624 di lunedì 22
novembre del secondo anno senza Carnevale sta selezionando le sue foglie
preferite e, quando mi alzo per prendere i pennarelli, come se niente fosse mi
rubacchia un paio di foglie davvero belle, rosse e nere. Faccio finta di
niente, anche questa Cronaca birichina sa che tutto resterà nella nostra casa
comune.
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