venerdì 26 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/628. Il mondo per metà è sempre nelle tenebre e la fantasia, come la poesia, parla il linguaggio della notte

 



Ho scritto nelle settimane passate la voce dedicata a Ursula K. Le Guin per l’Enciclopedia delle donne, di cui sono antica collaboratrice. Così, per rinfrescarmi le idee ho riletto Il linguaggio della notte un suo libro che adoro e di cui vi propongo qualche citazione che trovo molto interessante.

“Coloro che rifiutano di ascoltare i draghi sono probabilmente condannati a passare la loro vita nella rappresentazione degli incubi dei politici. Ci piace pensare di vivere nella luce del sole, ma il mondo per metà è sempre nelle tenebre; e la fantasia, come la poesia, parla il linguaggio della notte.

L’esercizio di un’arte significa continuare a cercarne l’orlo estremo.

Leggiamo i libri per scoprire chi siamo. Che cosa fanno, pensano e sentono altre persone, reali o immaginarie, o che cosa hanno fatto, pensato e sentito, o che cosa potrebbero fare, pensare e sentire, è una guida fondamentale per poter comprendere che cosa siamo e potremmo diventare noi stessi. Una persona che non abbia mai conosciuto un altro essere umano non potrebbe essere capace di introspezione più di un terrier o di un cavallo; può darsi (ma è improbabile) che riesca a mantenersi vivo, ma non potrà sapere niente di se stesso, per quanto a lungo abbia vissuto con se stesso. E la persona che non avesse mai sentito raccontare o letto un racconto, un mito, una parabola, o una storia, rimarrebbe ignara delle altezze e degli abissi dei suoi stessi sentimenti e del suo spirito, non saprebbe davvero pienamente che cosa sia essere umano. Perché il racconto, da Tremotino a Guerra e pace è uno degli strumenti fondamentali, inventati dalla mente dell’uomo, per conquistare il giudizio. Ci sono state grandi culture che non usavano la ruota, ma non ci sono state culture che non narrassero storie.

Essere liberi, in fondo, non vuol dire non avere disciplina. Direi che la disciplina dell’immaginazione in realtà può essere il metodo o la tecnica fondamentale sia dell’arte che della scienza. È il nostro puritanesimo, con il suo insistere che disciplina significa repressione o punizione, a rendere confusa la materia. Disciplinare qualcosa, nel significato corretto della parola, non vuol dire reprimerla, ma coltivarla, incoraggiarla a crescere, ad agire, a fruttificare, sia che si tratti di un albero di pesche che della mente di un uomo.

Di solito i maghi sono attempati o senza età, fatto decisamente corretto e fedele agli archetipi. Ma che cosa erano prima di avere barbe bianche? Come hanno imparato quella che è chiaramente un’arte erudita e pericolosa? Esistono istituti per l’istruzione di giovani maghi?

(Chissà se la Rowlings si è ispirata alla Le Guin per scrivere la storia di Harry Potter???)

L’artista che si spinge più profondamente dentro di sé, ed è un viaggio doloroso, è l’artista che più ci tocca nell’intimo, che più ci parla in modo chiaro”.

 

È stato molto rilassante cercare delle citazioni per scrivere questa Cronaca 628 di venerdì 26 novembre del secondo anno senza Carnevale, una serata fantascientifica che trascorrerò insieme ai libri della Le Guin, ancora non ho deciso cosa rileggere, e alla serie di fantascienza Fondazione, tratta dai libri di Asimov.

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