A volte è meglio non fare nulla, stare in piedi sulla riva e vedere cosa il mare ci porta. A volte è meglio gettare le reti al largo, scandagliare i fondali e muoversi per favorire la pesca. Bisogna uscire quando fuori è ancora buio e attraversare la notte come se fosse un altro mare e sentire che anche il cielo è un’altra forma del mare e diventare nuotatori celesti, imparare a fermarsi vicino alle costellazioni come fossero arcipelaghi. Immaginiamo questi mari, le stelle, le isole, immaginiamo e lasciamo che le storie arrivino a noi. Con una storia ben raccontata possiamo mettere ordine nel tempo e dare un senso a ogni giornata, fare di ogni giornata un tempo ben vissuto. Così peschiamo nell’immenso mare delle immagini, vedute, ricordate e anche spontanee, tutte quelle che la nostra mente riesce a cogliere e poi elaborare.
L’alba
attraversa le finestre
Mi fermo e aspetto che arrivi
il banco dei pesci argentati,
nella scia appaiono le sirene,
cantano, ma la loro lingua è
sconosciuta, nessuna malia ci
rapirà. Aspetto e ferma cerco
un’immagine che rappresenti
il senso di questa giornata.
Il senso mi ripeto e poi capisco
che in quel mare ci sono anch’io,
sono un’immagine? Seguo i pesci
nella loro scia d’argento, canto
lontano dalle sirene, la mia voce
è un’altra, diverso questo canto.
Si girano i pesci, le sirene fuggono,
l’alba attraversa le finestre, mi
sveglia. Era un sogno, un sogno?
Ridono le sirene e fuggono di
nuovo, il silenzio si leva con
il sole. È giorno, un giorno nuovo
che ancora non abbiamo scritto.
Ma ora che è scritto questo giorno nuovo, ne
do conto in questa Cronaca 626 di mercoledì 24 novembre del secondo anno senza
Carnevale, mentre la notte è di nuovo padrona del nostro mondo e i sogni sono
pronti a ritornare.
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