Una domenica a raccogliere foglie e parole
con la stessa caparbia intenzione. Ho riempito metà quaderno di appunti e
l’altro di foglie di acero rosso, di acero riccio e di betulla. Nelle foglie
cerco quella sfumatura nel coloro o nella forma che renda proprio quella foglia
unica e irripetibile e il pensiero di lasciarla sbriciolare a terra,
insostenibile. Intanto che raccolgo foglie mi viene in mente la vecchia e
maestosa quercia che stava dietro la casa di mia nonna paterna, in Calabria.
Nel
vento scrivo le parole
Resto laterale sempre,
una quercia centenaria
sul bordo del campo di
grano, circondata di
ulivi e fichi, il fiume
poco lontano. Scrivo nel
vento le mie parole, lascio
le foglie a sillabare con
le ghiandaie e offro la mia
ombra per il riposo e
il gioco dei bambini. È così,
le nuvole si contendono
le mie storie, ma tutto
passa e vanno dove devono
le immaginazioni, mentre io
resto sul bordo del campo
di grano, a meditare.
Ho raccolto così tante foglie e scritto così tanti appunti che mi sento le mani anchilosate e, così, questa sera, lascio la Cronaca libera di andare e la faccio corta, più corta del solito.
Oggi è domenica 21 novembre del secondo anno
senza Carnevale e questa Cronaca 623 sta cercando di ritrovare la mia quercia. Oggi
è iniziato il mese con i giorni più corti dell’anno, sarà così fino a Natale,
poi la luce comincerà a riprendere spazio e noi a sognare, non solo a dormire.
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