È tutto sempre uguale, giorno o notte non fa differenza, la pioggia novembrina impregna l’aria, le foglie cadute. Fa brillare le strade, i vetri delle finestre e la luce dei lampioni che resta accesa sempre sino a più tardi ogni giorno. Sembra che il tempo si diverta ad allineare i giorni uno sull’altro per farne un muro, la malta con cui li lega è fatta con le nostre vite, i colori sono spenti, perché il passato ha un colore spento anche quando lo ricordiamo vivido e scintillante. Da questo lato del muro possiamo abbandonarci alla malinconia dell’autunno, alle cose perdute e che non riavremo o rivedremo mai più. È come stare chiusi in una casa vittoriana che non ha vista se non sulle pareti delle case accanto. Come è intensa questa tristezza fatta d’acqua e ricci delle castagne scoppiati e che nessuno ha raccolto. Forse il Limbo assomiglia a questo muro di mattoni tutti uguali, è così pesante che non riusciamo neanche a ricordare che i giorni non sono mai uguali, che questo muro è solo un’illusione ottica, che nessun giorno è stato uguale a un altro, tutto cambia a ogni minimo movimento della luce, tutto cambia e noi siamo parte attiva, e non solo passiva, di questo eterno cambiamento, di questo mutare da una forma all’altra, di questo rotolare e accavallarsi degli attimi di cui il tempo è formato. Questo muro illusorio, però, ci permette di fermarci a riflettere su cosa abbiamo fatto, su chi siamo stati e a provare un nuovo modo di stare al mondo, ad avere cura delle persone e delle cose, a essere gentili, a essere giusti, a essere pietosi. È questo lo straordinario dell’essere le creature che siamo, imperfette ma perfettibili, possiamo cambiare e migliorare come cambiano la luce e le stagioni.
Consigli
per entrare in una stanza sconosciuta
La bellezza è un fatto
accidentale, possiamo
ammirarla e riprodurla,
ma continuiamo a ignorare
il suo segreto. In questa
città invernale, tutte quante
le finestre sono quadri neri
in attesa che un ritorno
le illumini una a una. Nessuna
strada finisce mai davvero
dove lo immaginiamo, nessun
bosco è troppo fitto per
non essere attraversato.
Così come l’acqua scorre
dal monte verso il mare,
così si muove il tempo senza
respiro. Lui costruisce i muri,
ma solo noi possiamo vederli
e raccontarli, aprire finestre
e porte, aggiungere dei
rampicanti e poi entrare
in una stanza nuova e sconosciuta.
Capisco la piccola Cronaca di ieri che si è
avventurata da sola nel bosco delle parole. Bisogna avere questo coraggio,
entrare da soli nel bosco delle parole per far sì che le nostre stesse parole possano
rigenerarsi e trovare un nuovo senso. Bisogna avventurarsi in un libro, nuovo o
già amato, e lasciarsi incantare dalla tessitura del linguaggio, bisogna
provare e riprovare perché le nostre parole abbiano un senso e una direzione. La
piccola Cronaca scomparsa di ieri me lo ha ricordato, così adesso saluto questa
Cronaca 619 di mercoledì 17 novembre del secondo anno senza Carnevale e lascio
che si avventuri dove le pare. La notte è ancora lunga, non ci sono proibizioni
o divieti, basta lasciarsi trasportare dall’immaginazione e dal desiderio
intatto di contribuire alla creazione di ciò che ancora non esiste e alla cura
di ciò che è già con noi e in noi.
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