venerdì 12 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/614. Prepararsi da oggi alla luce che ritornerà

 

 


È diventato tutto giallo il mondo intorno, giallo e un po’ nebbioso. Nella città non ancora silenziosa hanno già cominciato ad appendere le lucine di Natale, ben prima della festività di Sant’Ambrogio, e tutti i Natale degli anni passati fanno capolino con dolcezza e portano ricordi di bei momenti. Sono consapevole che molte persone non amino le festività natalizie, la gente si deprime e si scoccia di dover rivedere parenti che magari non sopporta, di dover comprare regali e mostrarsi allegra. Rispetto i mugugnosi spiriti contrari del Natale, ma io trovo che in un tempo secolarizzato e disincantato come il nostro sia importante continuare ad avere dei momenti rituali di condivisione e festa. Soprattutto in questo secondo anno di pandemia la cui fine è persa nelle nebbie del futuro, se mai finirà.

Come già tutti sappiamo la festa cristiana della Natività si è andata a incastonare su festività pagane ben più remote, quando si festeggiava sia il solstizio, cioè il cuore dell’inverno, che la luce che proprio da questo giorno ricomincia ad aumentare. Queste sono le settimane più buie dell’anno e rallegrarle con luci artificiali, candele e pasti preparatori delle feste fa bene allo spirito. Per quanto riguarda i regali da molti anni con famiglia e amici, abbiamo scelto di scambiarci regali simbolici, siamo la generazione che ha tutto, e di riversare i regali solo sui piccoli e giovani, e di concederci poi delle belle cene in ristoranti di un certo livello, quelli dove si va a festeggiare qualche occasione importante perché il costo è molto alto. Dal canto mio, sono anni che regalo praticamente solo libri, scatole di cioccolatini, maglioni, guanti e profumi e lo stesso farò quest’anno. Gli anni d’uso possibili sono una delle discriminanti che mi portano a scegliere. I libri è inutile che spieghi il perché, da sola credo di sostenere da decenni una rilevante fetta del mercato editoriale mondiale, maglioni e guanti perché sono tipicamente regali invernali. E i profumi? I profumi sono legati ai ricordi d’infanzia, quando mio padre usava un buonissimo dopo barba e mia madre i profumi che lui le regalava per le ricorrenze insieme ai Baci Perugina e ai Mon Chéri, meglio se confezionati in una scatola a forma di cuore. Le nostra memoria olfattiva è la più potente e mi basta odorare anche una vecchia boccetta di un profumo noto, che miriadi di ricordi vengono a bussare nel mio teatro interiore. Ma non sono solo i profumi cosmetici che abitano gli anfratti della nostra memoria.

 

 

Dall’aria alla memoria

 

Il basilico profuma d’estate

e orto calabrese, i limoni

di giardino e attesa. Profuma

di pomodoro la cucina in

ogni stagione, profuma di

mele la tavola e di caffè,

zucchero e anice la dispensa.

Profuma di pane la strada,

di patate arrosto la domenica

mattina, di zabaione tiepido

i giorni della febbre, di

cioccolata in tazza i pomeriggi

d’inverno. Profuma di legna

bruciata la casa in campagna

e di sale e mirto quella al mare.

Profuma di tè bollente ogni

pomeriggio d’inverno e

di ogni profumo brilla il tuo

ricordo madre, emerge

la tua pelle liscia e ben

rasata padre. I profumi

sono ricordi che dall’aria

traslocano in noi e non

se ne vanno più via.

 

 

Così oggi, venerdì 12 novembre del secondo anno senza Carnevale, inizio a pensare all’albero di Natale, alle decorazioni, ai giorni passati e a quelli che verranno. Nel cuore dell’inverno festeggiamo, noi che possiamo, l’essere vivi, al riparo con un tetto sulla testa, con cibo sulla tavola e nella dispensa, con l’amore di famigliari e amici, insieme, nell’attesa che la luce torni a essere lunga e scacciare la paura del buio. Anche questa Cronaca 614 lo sa e sta cercando in ripostiglio gli addobbi e le lucine.

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