È diventato tutto giallo il mondo intorno, giallo e un po’ nebbioso. Nella città non ancora silenziosa hanno già cominciato ad appendere le lucine di Natale, ben prima della festività di Sant’Ambrogio, e tutti i Natale degli anni passati fanno capolino con dolcezza e portano ricordi di bei momenti. Sono consapevole che molte persone non amino le festività natalizie, la gente si deprime e si scoccia di dover rivedere parenti che magari non sopporta, di dover comprare regali e mostrarsi allegra. Rispetto i mugugnosi spiriti contrari del Natale, ma io trovo che in un tempo secolarizzato e disincantato come il nostro sia importante continuare ad avere dei momenti rituali di condivisione e festa. Soprattutto in questo secondo anno di pandemia la cui fine è persa nelle nebbie del futuro, se mai finirà.
Come già tutti sappiamo la festa cristiana
della Natività si è andata a incastonare su festività pagane ben più remote,
quando si festeggiava sia il solstizio, cioè il cuore dell’inverno, che la luce
che proprio da questo giorno ricomincia ad aumentare. Queste sono le settimane
più buie dell’anno e rallegrarle con luci artificiali, candele e pasti
preparatori delle feste fa bene allo spirito. Per quanto riguarda i regali da
molti anni con famiglia e amici, abbiamo scelto di scambiarci regali simbolici,
siamo la generazione che ha tutto, e di riversare i regali solo sui piccoli e
giovani, e di concederci poi delle belle cene in ristoranti di un certo
livello, quelli dove si va a festeggiare qualche occasione importante perché il
costo è molto alto. Dal canto mio, sono anni che regalo praticamente solo
libri, scatole di cioccolatini, maglioni, guanti e profumi e lo stesso farò
quest’anno. Gli anni d’uso possibili sono una delle discriminanti che mi
portano a scegliere. I libri è inutile che spieghi il perché, da sola credo di
sostenere da decenni una rilevante fetta del mercato editoriale mondiale,
maglioni e guanti perché sono tipicamente regali invernali. E i profumi? I profumi
sono legati ai ricordi d’infanzia, quando mio padre usava un buonissimo dopo
barba e mia madre i profumi che lui le regalava per le ricorrenze insieme ai
Baci Perugina e ai Mon Chéri, meglio se confezionati in una scatola a forma di
cuore. Le nostra memoria olfattiva è la più potente e mi basta odorare anche
una vecchia boccetta di un profumo noto, che miriadi di ricordi vengono a
bussare nel mio teatro interiore. Ma non sono solo i profumi cosmetici che
abitano gli anfratti della nostra memoria.
Dall’aria alla memoria
Il basilico profuma d’estate
e orto calabrese, i limoni
di giardino e attesa. Profuma
di pomodoro la cucina in
ogni stagione, profuma di
mele la tavola e di caffè,
zucchero e anice la dispensa.
Profuma di pane la strada,
di patate arrosto la domenica
mattina, di zabaione tiepido
i giorni della febbre, di
cioccolata in tazza i pomeriggi
d’inverno. Profuma di legna
bruciata la casa in campagna
e di sale e mirto quella al mare.
Profuma di tè bollente ogni
pomeriggio d’inverno e
di ogni profumo brilla il tuo
ricordo madre, emerge
la tua pelle liscia e ben
rasata padre. I profumi
sono ricordi che dall’aria
traslocano in noi e non
se ne vanno più via.
Così oggi, venerdì 12 novembre del secondo
anno senza Carnevale, inizio a pensare all’albero di Natale, alle decorazioni,
ai giorni passati e a quelli che verranno. Nel cuore dell’inverno festeggiamo,
noi che possiamo, l’essere vivi, al riparo con un tetto sulla testa, con cibo
sulla tavola e nella dispensa, con l’amore di famigliari e amici, insieme, nell’attesa
che la luce torni a essere lunga e scacciare la paura del buio. Anche questa
Cronaca 614 lo sa e sta cercando in ripostiglio gli addobbi e le lucine.
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