sabato 20 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/622. Le nuvole in una stanza sono sempre nuvole

 

 


 

Non è che una piccola nube, grigia, oblunga e bassa. Se ne sta in mezzo alle altre nubi che si spostano lente sulla città mai più silenziosa. È molto curiosa la piccola nuvola e vorrebbe scendere ancora un po’ per vedere cosa succede laggiù sulla terra. Ma il tuono la ferma e le insegna che quando si scende troppo, un solo destino è inevitabile, sciogliersi in vapore acqueo se l’aria è troppo calda, rapprendersi in pioggia se, invece, è fredda. Il vento le suggerisce di restare in ordine, nell’ordine delle nuvole ben inteso che non è quello che intendiamo noi umani, di restare nella formazione e imitare le mosse delle nuvole più anziane, quelle che hanno anche più di un giorno e non solo una mezz’ora come lei. La piccola nube annuisce, come fanno le nuvole e noi umani non capiamo, si mette in fila ben impettita e poi lascia che tutte le altre nuvole, quasi tutte grigie, qualcuna bianca ma molto, molto opaca, le sfilino davanti come un gregge di pecorelle, similitudine che a loro, gli umani, cioè noi piaceva moltissimo usare. Quando fu certa di essere rimasta in coda, ecco che trattiene il respiro, che è un respiro da nuvola e non assomiglia a nessun respiro umano, e non solo resta indietro, ma può proprio scendere, con le dovute precauzioni, verso la terra che tanto l’attira. L’aria è mite in quel momento, il vento continua a stare dietro al gregge e i tuoni borbottano come vecchietti addormentati davanti all’osteria. Scende e scende la piccola nuvola, sino a quando inizia a distinguere le auto colorate, sono quasi tutte grigie come le nuvole a ben guardare, e si muovono su strisce di terra molto scura con linee intere e linee spezzate bianche che le dividono in due.

 

 

 

La catena dell’ombra e della terra

 

 

Delle nuvole è il cielo, come

degli uccelli e delle foglie.

Ma anche dei sognatori è il cielo,

lo sanno nuvole e uccelli, un po’

meno le foglie perché sono intente

a seguire la melodia che le

condurrà a terra per accorgersi

che ci sono sogni e immaginazioni

sparpagliati nei cieli e nessuno

ne conosce i proprietari, nessuno

vuole scoprire che un sogno lieve

è dell’uomo triste, nessuno vuole

carpire il segreto della ballerina

che volteggia, del fiore che sboccia.

Forse il cielo è di chi lo guarda, forse

non esiste un solo cielo, forse esiste

un cielo per ogni sguardo che si

alza e smette di sentire la gravità

che ci incatena all’ombra e alla terra.

 

 

 

 

Scende e scende, ancora sempre più vicina ai palazzi, talmente vicina che vede i tetti, conta le tegole e come può resistere a quella finestra aperta? Entra la piccola nube e subito si accorge di essere un po’ meno grigia e un po’ più bianca. È contenta, si rilassa, ma poi l’uomo con i pennelli la vede e se ne innamora all’istante, chiude la finestra e scivola sino alla soglia, da dove può fotografarla. Così la piccola nuvola diventa un’opera d’arte e per me un pretesto per scrivere questa nuvolosa Cronaca 622 di sabato 20 novembre del secondo anno senza Carnevale. Mentre scrivevo mi sono venute in mente le nuvole in una stanza dell’artista olandese Berndnaut Smilde e ho preso in prestito una delle sue immagini.

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