venerdì 19 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/621. Storia di un albero, di una foglia, di un quaderno e della bambina con la cartella rossa

 



Salto o non salto? Non è che la prospettiva mi arrida poi molto. È inutile che tutti quanti continuino a dirmi che si tratta solo di fiducia, che è un momento, che non mi succederà niente di male. Ma io non mi fido. Già quando si è trattato di uscire la prima volta sono stata l’ultima, stavo così bene lì dov’ero. Ma poi mi hanno spinta fuori, non so bene chi. E mi sono ritrovata immersa in quella luce accecante che mi pizzicava dappertutto, un vero trauma all’inizio. Poi però mi sono abituata, era bello starsene lì al sole, a rigirarsi senza nient’altro da fare che essere me stessa, che vivere.

Salto o non salto? Non mi piacciono i cambiamenti e so che una volta che il salto sarà fatto, mica mi faranno tornare indietro, qui non ci potrò tornare mai più, tocca ad altri mi hanno detto, io devo ricominciare il ciclo dall’inizio e, per farlo, devo saltare. Appunto, salto o non salto?

La mia livrea ha di nuovo cambiato colore, non so fino a quando resterà di questo bel giallo acceso, vedo le punte che già cominciano a diventare più scure. Se resto quassù magari divento tutta marrone che non è un colore che amo. Se salto resterò gialla ancora per un po’, prima di svanire. Ma mica si svanisce davvero, l’albero racconta che sulla terra si ridiventa terra e acqua, poi linfa o vapore e si sale, su, su nei rami o nelle nuvole e poi si scende e si torna giù con la pioggia e la nostra essenza riconosce sempre la strada di casa, sempre ritroviamo il nostro albero e il nostro ramo, sempre ritorniamo.

 

 

 

L’indecisione della caduta

 

Cado anche se non

vorrei, cado senza vento

e cado seguendo questo

vento che non mi porterà

al mare, ma poco lontano

dal mio ramo. Sono caduta

su un letto soffice di altre

foglie cadute prima di me.

Le riconosco, ci sorridiamo.

Cado perché questo è il mio

destino, essere foglia, polvere,

linfa e poi neve. Non importa

il colore, non la forma, perché

so che sempre il mio albero

mi riconoscerà.

 

 

Salto o non salto? Ho ascoltato tutte le leggende, so che devo saltare, meglio farlo adesso che sono bella gialla e ancora vigorosa. Salto, il vento mi sostiene, le nuvole sono sempre più lontane, ma mi sorridono ancora. Ecco che arrivo e mi adagio accanto alle foglie mie sorelle. Poi accade la cosa, quella imprevista, quella di cui ho sentito parlare dalle rondini e dai rami più antichi. Arriva una bambina con la cartella rossa, si china, inizia a scegliere. Nessuna di noi grida “Prendi me! Prendi me!”, anzi, cerchiamo di nasconderci. Ma poi tocca a me, la bambina mi sceglie, mi spolvera, sorride e apre la cartella che mi inghiotte. È buio, non so dove mi sta portando e non riconosco subito il posto, quando mi estrae e mi mette su uno strano albero orizzontale ricoperto di altre cose di quelle che amano gli umani. Mi deposita sul piano, prende un grande quaderno dove riconosco l’odore di altri alberi che ho conosciuto. So che si chiama quaderno perché dal mio ramo lo vedevo questo aggeggio che loro chiamano tavolo, ma non sapevo che una volta lui e il quaderno erano alberi. Ma allora si può continuare a essere se stessi anche lontano dal nostro albero originario? Sì che si può mi dice il tavolo, sììììì mi sibila il quaderno, presto lo capirai anche tu. La bambina mi prende, mi gira e mi rigira, poi mi incolla su un foglio e scrive: “Foglia del platano riccio, l’albero bellissimo che sta davanti alla mia finestra. Milano 19 novembre del 2021”.

 

La piccola foglia ancora non si capacita di come farà a resistere chiusa in quel quaderno, anche se sente altre foglie che sono state incollate prima di lei e anche molte e molte stagioni fa.

Non so come finirà questa storia, intanto il mio quaderno è pieno di foglie bellissime, ne conviene anche questa Cronaca 621 di venerdì 19 novembre del secondo anno senza Carnevale.

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