sabato 27 novembre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/629. Un sabato d’autunno camminare nel vento di Milano

 

 




Nel desiderio di futuro, nei progetti, si muovono come lucciole nella notte le nostre aspettative. Che non è solo prefigurare l’esito finale di un percorso, ma immaginare i desideri come azioni compiute, come magie che si sono realizzate. Forse le aspettative hanno più a che fare con il pensiero magico che con quello razionale, ma fanno parte dell’equipaggiamento che ci spinge verso il futuro, forti di quel che sappiamo e di quel che facciamo. Immaginate un caotico sabato pomeriggio a Milano, una casa borghese e confortevole e piena di libri e quadri. Nel soggiorno un grande divano ad angolo, un tavolo di legno antico con otto sedie, delle coppe da champagne come si usavano negli anni Cinquanta del secolo scorso. C’è un forte senso del tempo in quella stanza sottolineato proprio dagli oggetti, dalle finestre dove si vedono gli alberi di una piazzetta silenziosa che non sembra una piccola piazza milanese dietro corso Italia. Il tempo passa dietro le cime degli alberi e la luce lo segue, è uno strascico di scintille che sono invisibili agli occhi della mente ma non a quelli del cuore. In questa stanza confortevole ci sono otto donne di età diverse che vanno dai diciotto ai sessanta anni, sono coppie di amiche e di colleghe, che hanno scelto di mettersi in gioco con un confronto libero, delle narrazioni e una messa in scena delle loro aspettative. E come accade spesso, quando si mettono in gioco le proprie emozioni, dal profondo dell’inconscio le forze misteriose che animano il carattere delle persone si esprimono e le aspettative di tutte convergono sulle aspettative della diciottenne che vuole emanciparsi dalla famiglia di origine, viaggiare, imparare le lingue. Nella sua voce, all’inizio, c’è un filo di sconsolata disperazione, come se temesse che il suo mondo sarebbe stato per sempre quella piccola piazza, il palazzo dove vive con la famiglia e la sua vita continuasse a coincidere con la vita di sua madre. Ma l’esperienza, le antiche aspettative, i sogni realizzati delle altre donne diventano come le benedizioni delle fate intorno alla culla della principessa neonata, perché la forza si trasmette anche tramite le parole, le parole che molano le attitudini e ci aiutano a far sì che queste sostengano le aspettative. Quando il cerchio magico si scioglie in un ballo scatenato sulle note scatenate di Satisfaction dei Rolling Stones, ecco che le energie dell’universo arrivano a sostenere le aspettative della ragazzina. Dopo i saluti sulla porta di casa tre donne escono insieme e a piedi si dirigono verso i Navigli, l’aria è gelida perché si è alzato un vento siberiano che taglia la faccia. Ma loro camminano e parlano, si fermano a guardare il portone di Via Molino delle Armi dove una delle tre ha abitato, non si fermano poi, se non dietro il Parco delle Basiliche, in via Santa Croce dove c’è Casa Emergency e l’Enoteca Naturale, ci sono mille luci intorno come se Natale fosse arrivato di già ed è facile immaginare com’era quel parco in anni remoti, dove non lontano c’era la libreria Sapere, quella dove una delle due scrittrici che camminano nel freddo di Milano, ha comprato tanti libri della sua prima biblioteca giovanile. Sbucano in Sant’Eustorgio, che è un bel modo per arrivare al Ticinese, sfiorano Porta Cicca e seguono il Naviglio Grande fino a Via Argelati, e giù sempre nel vento, sempre nel freddo sino a via Villoresi dove c’è il piccolo teatro “Linguaggi creativi” in un cortile e dove c’è in scena un monologo di Simona Migliori dedicato alla maestra Italia Donati “Questo è il mio corpo”, una storia di sopraffazione e violenza contro una giovane maestra che finirà con il soccombere alla cattiveria dei compaesani. Sono cambiate le cose, sono cambiate? Non ancora abbastanza, non abbastanza. E dopo lo spettacolo il freddo è ancora più tagliente, si cammina sino all’unica auto disponibile per spostarsi da qualche altra parte. È tutto da un’altra parte quando si è giovani e si ha voglia di essere altrove, di scoprire, di sperimentare. E quando la vita offre tempi supplementari ecco che si è eternamente giovani e si finisce la serata alla birreria “Doppio Malto” in viale Liguria. Musica, musica intorno, un paio di feste di compleanno, gente che guarda una partita sul mega schermo, tutti bevono, molti mangiano, si ride, si aspetta il proprio turno e ci si ritrova stipati in un tavolo minuscolo da pub, con i divanetti e accanto i ragazzi e qualche ragazza che giocano a biliardo e a biliardino. La sera è scivolata nella notte e la notte non vuole finire, anche quando si esce e si torna a casa in taxi e le gocce della pioggia nuova moltiplicano le luci del traffico e la vita è così bella e così luminosa, che fa male dappertutto tanto fa bene questa vita. È come quando ci alza con una gamba addormentata e poi il sangue ricomincia a scorrere, fa male perché fa bene. Oggi è sabato 27 novembre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 629 ride nel vento e nella pioggia.

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