sabato 28 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/265: senza troppe parole, un uomo sogna una poesia

 

Bisogna restare saldi anche nel pieno della tempesta, governare la propria barca e sperare che il vento cali e le rive tornino visibili.

Dobbiamo credere al melograno che imita il rosso dei campi di papaveri con il suo succo dolce e aspro allo stesso tempo.

Dobbiamo credere al giallo delle foglie che imitano la scia dorata del carro del sole. Non dobbiamo smettere di credere anche quando le giornate passano senza il conforto di chi amiamo accanto, ma sempre con una poesia acciambellata nell’incavo della nostra spalla.

 

Fermo posta

 

Oh, tutto va bene,

come componi la tua poesia,

melodioso recitativo,

e tu, cauto,

con moto,

e tu, grammatica tormentata,

rimata e sfilacciata,

un grido nella notte.

Oggi, però, devo fare diversamente,

senza troppe parole,

come la luna risplende

attraverso la zanzariera, qui

sul mio letto,

così semplice

e silenziosa.

 

 

Sono un abbraccio le poesie che amiamo, una consolazione e un dono in queste giornate di nebbia e poca luce. Il gelo si è ormai impadronito delle nostre case e la luna regna appesa ai lampioni, qui nella città silenziosa, dove gli sguardi si incrociano sopra le mascherine e chissà come nascono i nuovi amori se i sorrisi restano celati?


Riconoscimento

 

Allora vide

nel parco di Charlottenburg

un’ombra stagliarsi contro il sole

circonfusa di una luce

che lo accecava.

 

Sguardi di un attimo.

Timido quello di lei,

in armonia col cader delle foglie,

il nero dello stagno,

il freddo di un’altra vita.

 

Cosa vedeva?

Un uomo su una panchina

Che sogna una poesia.

 

Autunno, quasi sera.

I corvi rincasavano,

macchie gracchianti.

 

 

Oggi nessuno è rincasato perché nessuno è uscito, né qui nella Casa delle Parole, né laggiù nella città silenziosa, né nel Monastero di Colorno e nella Biblioteca di Babele dove i poeti fanno conoscenza tra di loro e Nooteboom assedia Borges e gli recita la poesia che domani trascriverò per voi.

Nessuno è uscito e io vi immagino intenti nelle vostre letture, nella scrittura, nei sogni ad occhi aperti, nelle piccole gioie fatte d’aria e sogni notturni. In quell’ultimo sogno dove eravamo insieme, felici.

La Cronaca 265 sorge nel tardo pomeriggio di sabato 28 novembre dell’anno senza Carnevale. Anche le poesie odierne sono di Cees Nooteboom, tradotte da Fulvio Ferrari per la raccolta Luce ovunque. 2012 - 1964, Einaudi 2016.

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