giovedì 19 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/256: le regole del tempo e la lettera delle nostre vite

 


Devo scrivere una lettera lunga perché non ho tempo di scriverla breve, devo scriverla per te che sei lontano e non conosci l’ombra della sera in queste strade.

Non ci sono quasi più foglie sugli alberi e i passanti non sono bravi a scansarle perché sono silenziose e la loro caduta è l’epilogo dell’autunno e l’incipit dell’inverno che viene.

Non conosci queste stagioni fredde che bevono la luce alla fontana del tempo e non sempre ci consentono di raggiungere le nostre case prima del tramonto.

Sono vaste e dense le notti d’autunno e una coperta di oscurità ha avvolto le case e i sogni, le nostre parole e la dolcezza delle immagini che ci circondano.

Se chiudo gli occhi ecco che sono con te su una barca, l’acqua intorno è fresca e verde e quando immergo la mano destra, la mano della scrittura, non sono solo pesci e alghe a sfiorarmi le mani.

Perché vedi, nel fiume del tempo sono le immagini di ogni istante che abbiamo vissuto a nuotare sotto la superficie increspata di bolle.

Posso scegliere immagini di tempi che non ho vissuto però, benedire l’acero che rosso domina la svolta della strada, posso respirare quel sentore di aria fredda e nebbia che domina la città.

Ma ancora non basta perché poi mi fermo sulle immagini di un uomo sapiente fermo sotto un cielo stellato poco prima dell’alba, l’aria intorno si condensa e lui scrive una poesia con dita veloci dove la brina è una lavagna trasparente e le parole sono per la donna che ama e che le vedrà in sogno.

In un altro spezzone di tempo c’è un uomo gentile che guarda la brace della sigaretta illuminare uno scorcio del giardino e gli occhi vivaci della gatta che è scesa a fare un giretto notturno, distratta e concentrata come solo i gatti sanno andare.

Alla luce artificiale di una piccola cucina c’è una donna ancora piegata su una stoffa che resiste alle sue dita, è molto tardi la notte o molto presto la mattina? Lei non lo sa più e continua a lavorare.

In un altro frammento del giorno la brava scolara incolla le foglie secche sul quaderno e compone un pensierino, come se il suo essere una creatura ancora giovane rendesse limitato quell’aspro sentire il mondo che non la lascerà mai, mai più.

Un bambino è chiuso nella sua stanza che non è veramente sua, perché ci sono la televisione, il divano e il tavolo da pranzo. Ma dopo che tutti sono andati a dormire ecco che il regno è solo suo e i sogni si staccano dal soffitto e lo raggiungono per giocare con l’orso di peluche e le macchinine.

Un uomo legge alla luce di una lampada sul comodino, legge e sottolinea le regole precise e indelebili che governano il mondo della sua passione. Prima di dormire firmerà il frontespizio di quel codice e sua figlia lo aprirà di tanto in tanto solo per vedere quelle lettere tracciate da quella mente e da quelle mani così amate.

Questa è la vita che è stata, te lo scrivo perché tu mi porga le tue immagini e io ne faccia parole, in silenzio, usando trucchi e stratagemmi come questa lettera che spedirò nel tempo e che ti leggerà e tornerà da me a dire, com'era questa serata silenziosa mentre tutti cercavamo di tirare quel filo rosso nella tessitura, quello che rende unico ogni giorno vissuto e che vivremo.

Oggi è giovedì 19 novembre dell’anno senza Carnevale e ho aggiunto il mio voto di parole all’altare dell’eternità. Ora aspetto le vostre lettere.


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