mercoledì 4 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/241: tempo, una terra che abbiamo amato, il sole di ogni mattina, una barca e il suo nocchiero

 


Sembrava che oggi sarebbe stato l’ultimo giorno prima di diventare zona rossa, qui nella capitale del Nord e città molto poco silenziosa.

Sono uscita nel tardo pomeriggio, mentre faceva buio e le vie erano piene di auto e i marciapiedi di pedoni. Ho incrociato solo due uomini anziani senza mascherina e un tizio dall’espressione arrogante che fumava il sigaro.

In un piccolo bar pasticceria di quartiere, dove mi sono fermata a bere qualcosa, quattro donne molto anziane, intorno agli ottanta anni, commentavano le nuove norme ed erano molto seccate perché avrebbero dovuto rinunciare al loro piccolo rituale pomeridiano.

C’era una bella atmosfera in quel locale, quando sono tornata sulla via di casa ho incrociato molte nonne con i nipotini in bicicletta, triciclo o passeggino. Uno, delizioso, incitava la nonna ad attraversare perché il semaforo era diventato verde.

Mezzi pubblici e supermercati erano moderatamente pieni, così ho smesso di guardarmi intorno e ho ripreso ad osservare la terra sotto i miei piedi.

Ci sono parecchie vie alberate nel mio quartiere e mi piace camminare là dove cadono le foglie. Mi piace farlo perché le sento scricchiolare sotto i miei passi, sentivo il loro aroma vegetale macerato e il loro colore giallo e rosso riverberava alla luce dei lampioni.

Poi, all’improvviso, ho pensato che i giorni nascono, splendono, si accartocciano e cadono proprio come le foglie.

La vita è davvero un albero immenso con radici profondissime e una chioma che dà ombra ai viandanti. O, forse, la vita non è solo un albero, ma un’intera foresta e a seconda del cammino che abbiamo intrapreso, i giorni-foglia sono di forma e colore diverso e non tutti sono decidui.

Mi sono anche chiesta quante foglie potevano esserci su ciascun albero, tante quanti giorni della vita di un ottuagenario? Fatto un rapido conto ho capito che gli alberi sono molto più ricchi in foglie di quanto noi non saremo mai in giorni.

Però, questa immaginazione dei giorni albero continuava a farmi compagnia. Ho capito perché, ho capito che per affrontare ogni nuova stagione, l’albero deve rinunciare alle foglie che ha cullato in primavera e con cui ha giocato d’estate. L’autunno serve a prepararsi alla stagione fredda e l’inverno, l’unica stagione spezzata su due anni, a rinchiudere nel profondo le energie, a contare e salutare le foglie e a lasciarle cadere, soprattutto a dimenticarle. L’albero deve imparare l’oblio per poter sopravvivere, senza oblio sarebbe destinato a impazzire dal dolore.

In qualche modo è quanto accade a noi umani, dimentichiamo per ricordare le cose importanti e le persone importanti. Le storie individuali diventano ordito della Storia, le narrazioni sono punti di vista e percezioni di uno o di molti che poi, grazie a uno e a molti, riverberano nel tempo per arrivare sino al futuro.

Il tempo presente è solo un traghetto che porta il passato nel futuro come meglio riesce.

Senza passato non ci sarebbero né il traghetto e né il nocchiero, non ci sarebbe il futuro, il sole che sorge ogni mattina, il tempo che da compimento riprende la forma del desiderio.

Siamo ciascuno sulla propria barca, in un mare che mai, noi contemporanei, abbiamo dovuto affrontare, mai sino ad ora, noi felici abitanti d’Occidente.

Cosa potremo imparare da questa prova? Spero a essere gentili prima di tutto. Spero che impareremo a riconoscere la nostra fragilità umana e la gioia che non sappiamo mai da che parte arriverà.

Oggi per me la gioia si è manifestata in quelle foglie-giorni e nella voce piccola del bambino che voleva attraversare la strada. Poi, sotto casa, mi ha cercato mio nipote Andrea che era andato in biblioteca a ritirare dei libri e voleva salutarmi. Sta studiando per i primi esami universitari e ha cercato libri per approfondire alcuni temi di storia dell’arte che lo hanno colpito.

Ecco che così ho sentito che la vita continua, sempre, nonostante lo sgomento, là dove ci sono un bambino che vuole avanzare e un giovane che vuole approfondire.

Ho anche altre storie quotidiane per arricchire la mia Cronaca, ma le racconterò domani. Sono storie che hanno a che fare con libri e scrittori, perché sono riuscita a passare in libreria prima della nuova triste chiusura che ci attende.

Adesso vado a sfogliare i tre libri nuovi che ho comperato e questa è la sera di mercoledì quattro novembre dell’anno senza Carnevale. In questa Cronaca 241 ho dato un po’ di tregua alla poesia e la sento ancora lì, per strada, che gioca con le foglie secche e il vento.


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