martedì 24 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/261: l’oceano dei libri e i gatti lettori


Ci sono bacche rosse e ippocastani svenuti sulle strade, sono lucidi e bellissimi, vien voglia di raccoglierli, ma per farne cosa? Un cestino invernale, una natura morta, disposti con i ricci e le foglie, gialle, rosse e marroni farebbero una macchia di colore sul tavolo.

Ma il tavolo è ingombro di riviste e quaderni, di libri che devo sistemare nella libreria e non posso occuparmi di questa natura morta che sarà inutile e imbruttita in pochi giorni.

Da sempre raccolgo foglie secche e fiori che ripongo nei libri su cui scrivo la data e il luogo del raccolto. Anche i sassi non sfuggono alle mie manie, ne ho alcuni davvero belli che uso come fermacarte sulla scrivania e mi piace guardarli e sentirne il peso nella mano e ricordare sulla riva di quale mare li ho raccolti.

Da cosa nasce la passione per il collezionismo? Le mie manie sono abbastanza innocue e, libri a parte, non particolarmente costose.

Cosa ci fa appassionare a un determinato oggetto al punto di volerlo replicare in forme, colori e dimensioni tra le più svariate?

Il culto degli oggetti è così profondo nella nostra civiltà sedentaria, che siamo arrivati a collezionare antiche reliquie, autografi, fotografie e vestiti di santi, personaggi noti, persone amate.

Forse lo facciamo perché sappiamo che negli oggetti rimangono impigliati frammenti luminosi dell’anima dei proprietari precedenti. O forse, anche, frammenti dell’ombra più segreta che percepiamo comunque.

Forse è questo che intendono gli antropologi quando parlano di “mana”, di quel potere primordiale, di quella forza insita nelle cose.

La fisica quantistica ci ha spiazzato quando ha introdotto il concetto di “entanglement”, il legame di correlazione quantistica. Due particelle si influenzano a vicenda anche quando sono lontanissime e lontanissime vale più per il tempo che per lo spazio.

Sono immagini e valori di non immediata comprensione, ma mi danno i brividi e riesco a immaginare l’eternità, cioè il tempo e lo spazio che sono tutt’uno, stendersi da ogni lato come un’immensa rete di vibrazioni sonore e luminose. 

Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Un poeta intuisce e arriva sempre prima, o quasi, di uno scienziato a scoprire le leggi fondamentali della vita e della morte. Freud diceva che ovunque arrivasse con i suoi studi, scopriva sempre che un artista ci era arrivato prima.

Artisti, poeti, scienziati e narratori sanno che la realtà non è solo ciò che i nostri sensi ci permettono di vedere e percepire.

L’essenza del mondo è invisibile agli occhi e abbiamo bisogno di altri strumenti umani per indagare e capire.

Strumenti umani che sono numeri e lettere variamente combinati, con 10 numeri e un numero variabile di lettere tra 10 e 74, i 56 mila ideogrammi cinesi e i circa 50 mila giapponesi, le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e le 29 di quello arabo.

Non provate anche voi le vertigini che scaturiscono da queste combinazioni? Io sì e mi piace immaginare davvero come fosse un oceano, l’insieme delle lingue, degli alfabeti e delle parole.

E da questo oceano, come lo definisce un uomo sapiente in un'opera immensa ancora inedita, torniamo a uno degli oggetti più ambiti da collezionare e che è fatto di lettere, sillabe e parole.

Nella mia piccola dependance della Biblioteca di Babele, ho istituito il rifugio dei libri preferiti, che negli anni ho dovuto ampliare perché i ripiani non bastano mai.

I libri danno gioia e speranza, sono la promessa di un cambiamento che è racchiuso nelle pagine che non conosciamo, la solidità di un percorso noto, di un autore amato.

Invisibili particelle di scrittori e poeti, scrittrici e poetesse è sospeso nelle pagine di ogni libro.

Sta a noi andare a cercarli e intrecciare nuovi dialoghi ed essere felici di non essere mai soli.

Oggi è martedì 24 novembre dell’anno senza Carnevale e i numeri di questo giorno sono tristi e cupi. Per questo chiedo ai libri la mia consolazione quotidiana e i libri rispondono, scendono dagli scaffali e giocano con i gatti. Perché anche i gatti leggono, di nascosto da noi. Ecco perché ci capiscono così bene.

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