Ce ne stiamo
nelle nostre città come su un antico veliero senza timone e senza capitano.
Stiamo nelle nostre case come in gusci di noce se ancora riusciamo a guardare oltre le finestre.
Stiamo nelle case come in gusci d’uovo se nell’intimità delle mura abituali, cerchiamo la protezione da un mondo esterno che è diventato, all’improvviso, una terra selvaggia e sconosciuta.
In molti cercano di riportare l’ignoto quotidiano nella forma di qualcosa che è già accaduto, qualcosa di noto, di cui non avere paura.
Ma la paura cresce, diventa angoscia per molti, rende insonni le notti e faticosi i risvegli. Ma la paura è ciò che ci rende vigili e pronti a reagire.
Cerchiamo informazioni nuove senza sosta, ne abbiamo quante ne vogliamo, ma una descrizione di quel che accade non spiega nulla. Un commento non è un fatto, è solo qualcosa che viene dopo. Viviamo in un mondo di racconti, commenti e informazioni, ma di fronte a quanto sta accadendo intorno a noi, non siamo poi molto diversi dai nostri predecessori che hanno affrontato guerre, carestie e pestilenze giorno dopo giorno. Sono diventati pesanti questi giorni, sono di pietra e non d’aria.
È ora di dormire e piano respirare
Ha la testa piena di sassi questo
giorno senza
pensieri, è andato
lento verso
la sera e non si è
mai fermato
a dire la stanchezza
o il
rimpianto. Si congeda dalla
realtà con
lo stesso slancio delle
rondini che
tornano verso casa e
non hanno
paura di sorvolare
tutta
quell’acqua che noi diciamo
mare.
Passerà sopra la distesa
di tutte le
nostre parole e, infine,
approderà
alla sua riva originaria,
dove il
tempo non ha nome e
i sogni
dormono accanto ai giorni
che sono
stati, ai giorni tondi che
saranno. I
sassi cadono accanto
alle foglie,
è ora, è ora di dormire,
basta
chiudere gli occhi e respirare
piano,
leggeri come l’ape che
scende sul
fiore.
Le anime sanno di non essere sole, sono i corpi che temono l’ignoto, soprattutto quando anche le parole sembrano naufragare.
Ma dobbiamo cercare in noi, nel profondo o in superficie, troveremo quel punto luminoso che è la fonte immortale della nostra vitalità. Lasciamo che il corpo, che è sempre il primo a sapere, si abbeveri a questa fonte di luce, lasciamo che i muscoli si tendano solo quando è necessario e che lo sguardo torni ad aprirsi sul mondo come se di nuovo fosse la prima volta che ciò accade.
Impariamo ad amare la necessità del corpo e dello sguardo, lasciamo libere le immagini di circolare in noi, di respirare e il giorno nuovo non avrà sassi nella testa, ma nuvole allegre tra le dita.
Questa Cronaca 247 è la bislacca figlia di una giornata piena di sassi. Oggi è martedì 10 novembre dell’anno senza Carnevale e le nuvole stanno portando alla mia riva nuove poesie. Quella di oggi è mia ed è inedita.
1 commento:
Le tue meraviglie giungono sempre a lenire, a sorprendere per la loro levità e insieme, le loro profonde verità. Regali bellezza. Grazie.
Daniela Raimondi
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