Ci sono
giorni in cui dubito di poter scrivere la Cronaca, la sensazione di vivere un
giorno identico all’altro ogni tanto si affaccia alla mente, un po’ come se
stessimo vivendo il giorno eterno della marmotta, come nel noto e divertente
film Ricomincio da capo con Bill
Murray e Andie MacDowell.
Poi guardo fuori dalla finestra, esco a fare una passeggiata nel quartiere sotto gli alberi ormai quasi spogli, mi trasbordo nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, vado a vivere nella Casa delle Parole e ricomincio a sentire ogni minimo spostamento d’aria e vibrazione di luce.
Il silenzio della notte chiama le voci del giorno
Devo
affrontare un viaggio ogni giorno
tra la
stazione dell’alba e la valle della
sera che si
ripresenta diversa a ogni
ritorno. Non
so mai cosa potrebbe
servirmi in
ogni cammino, così accumulo
oggetti a
caso nella mia valigia e trovo:
un tuo libro
che non ho ancora letto, due
elastici,
una matita spuntata, un quaderno
già scritto,
due stelle cadute da non so
più quale
cielo, un altro libro che ho
consumato
nelle notti insonni. Poi, come
accade nel
nostro tempo umano, le ore
si
avvicinano e scompaiono come onde
sulle rive
della nostra vita e diventano
memoria
prima ancora che siamo
riusciti a
dare loro un nome. Alla notte
chiedo il
sollievo del silenzio, a ogni
mattino la
grazia delle voci umane che
mi ricordano
la nostra vita, il nostro
essere vivi
e ancora pieni di gioia.
Quando la
vita materiale è pesante come un masso, quando siamo costretti nelle stesse
routine e ore ripetitive, dobbiamo inventarci, ciascuno per se stesso, una
liberazione e un nuovo paesaggio dove far riposare lo sguardo e lasciare che le
parole risuonino ogni volta come se fossero nuove e scintillanti o antiche e
riconoscibili, rassicuranti.
Un viaggio diverso per cambiare nome
Le città
sono boschi senza radure,
sentieri
astratti tra i grattacieli e
impronte di
ogni nostro passaggio
intorno alle
trappole della parola
che non
consola in questi giorni,
benché abbia
portato miele e rose
al suo
altare, solo un silenzio
immenso ha
risposto alle mie
invocazioni.
Così verso questo
miele
invisibile che ha per nome
speranza e
sfoglio i petali della
rosa piena
di gioia che ha illuminato
il nostro giardino.
Tornerà la
primavera,
torneranno i nomi e
le risa, le
nevi saranno sciolte e
noi
accarezzeremo il prato scosceso
che ci
condurrà al mare e la città,
questa
città, sarà un galeone e
un tesoro,
un viaggio diverso per
cambiare
nome.
Oggi, alla fine, ho trascorso molto tempo con la poesia, mi piace quando accade, mi riempie di gioia e mi consola. Così spero che in questa tarda serata di martedì 17 novembre dell’anno senza Carnevale, troverete anche voi gioia e consolazione in questa Cronaca 254. Le poesie sono inedite e sono mie.
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