martedì 17 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/254: alla notte il sollievo del silenzio, al mattino la grazia delle voci umane

Ci sono giorni in cui dubito di poter scrivere la Cronaca, la sensazione di vivere un giorno identico all’altro ogni tanto si affaccia alla mente, un po’ come se stessimo vivendo il giorno eterno della marmotta, come nel noto e divertente film Ricomincio da capo con Bill Murray e Andie MacDowell.

Poi guardo fuori dalla finestra, esco a fare una passeggiata nel quartiere sotto gli alberi ormai quasi spogli, mi trasbordo nella terra ai piedi delle Montagne della Nebbia, vado a vivere nella Casa delle Parole e ricomincio a sentire ogni minimo spostamento d’aria e vibrazione di luce.

 

 

Il silenzio della notte chiama le voci del giorno

 

Devo affrontare un viaggio ogni giorno

tra la stazione dell’alba e la valle della

sera che si ripresenta diversa a ogni

ritorno. Non so mai cosa potrebbe

servirmi in ogni cammino, così accumulo

oggetti a caso nella mia valigia e trovo:

un tuo libro che non ho ancora letto, due

elastici, una matita spuntata, un quaderno

già scritto, due stelle cadute da non so

più quale cielo, un altro libro che ho

consumato nelle notti insonni. Poi, come

accade nel nostro tempo umano, le ore

si avvicinano e scompaiono come onde

sulle rive della nostra vita e diventano

memoria prima ancora che siamo

riusciti a dare loro un nome. Alla notte

chiedo il sollievo del silenzio, a ogni

mattino la grazia delle voci umane che

mi ricordano la nostra vita, il nostro

essere vivi e ancora pieni di gioia.

 

 

Quando la vita materiale è pesante come un masso, quando siamo costretti nelle stesse routine e ore ripetitive, dobbiamo inventarci, ciascuno per se stesso, una liberazione e un nuovo paesaggio dove far riposare lo sguardo e lasciare che le parole risuonino ogni volta come se fossero nuove e scintillanti o antiche e riconoscibili, rassicuranti.

 

 

Un viaggio diverso per cambiare nome

 

Le città sono boschi senza radure,

sentieri astratti tra i grattacieli e

impronte di ogni nostro passaggio

intorno alle trappole della parola

che non consola in questi giorni,

benché abbia portato miele e rose

al suo altare, solo un silenzio

immenso ha risposto alle mie

invocazioni. Così verso questo

miele invisibile che ha per nome

speranza e sfoglio i petali della

rosa piena di gioia che ha illuminato

il nostro giardino. Tornerà la

primavera, torneranno i nomi e

le risa, le nevi saranno sciolte e

noi accarezzeremo il prato scosceso

che ci condurrà al mare e la città,

questa città, sarà un galeone e

un tesoro, un viaggio diverso per

cambiare nome.

 

 

Oggi, alla fine, ho trascorso molto tempo con la poesia, mi piace quando accade, mi riempie di gioia e mi consola. Così spero che in questa tarda serata di martedì 17 novembre dell’anno senza Carnevale, troverete anche voi gioia e consolazione in questa Cronaca 254. Le poesie sono inedite e sono mie. 


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