lunedì 9 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/246: il silenzio abbracciato a me e tutto intorno al giardino

 


Un lunedì è sempre lunedì, il giorno più difficile, un giorno scuro e indisponente, oggi più che mai.

Sento voci anche qui nel giardino ai piedi delle Montagne della Nebbia, sento i lamenti che si alzano e inseguono il vento.

Non posso fare altro che fermarmi ad ascoltare prima di uscire a raccogliere la legna e qualche ramo secco per accendere il fuoco.

 

Tutti sapevano il mio nome, ma non io, non io

 

Non era la solita mattina quando

mi chiamarono per nome. Chi

poteva saperlo, chi mi aveva

riconosciuta?

 

È la stagione, è solo la stagione

mi sussurrò il faggio, è la stagione

è solo la stagione gridarono

le ultime anatre in migrazione.

 

E si aggiunsero le rane nello

stagno e poi le pecore che

tornavano dall’alpeggio, mentre

le stelle si agitavano in cielo.

 

Tutti sapevano il mio nome e io

sola, solo io che mai mi ero mossa

dall’angolo del mio giardino,

nell’ultimo giorno scoprii quel

nome, il mio nome.

 

Rosa candida, silenziosa

e smemorata, strumento di

un amore ignoto, chino il capo

e guardo la terra.

 

Mai più ci saranno nuvole in

questo cielo chiaro e vento

incerto, questo sarà il mio

ultimo compagno: un bacio

arrivato sino ai miei petali

dischiusi.


Un bacio e poi la mia caduta,

poi la terra, il sollievo e un respiro,

il silenzio abbracciato a me e

tutto intorno al giardino.

  


Rientro in casa, non accendo la luce elettrica ma le candele e poi il fuoco, ho bisogno di poca luce, di una luce che sia antica e mi tenga salda nel tempo, una luce rossa al centro e scura intorno, una luce vera.

Nelle brutte notizie di questa giornata registro con sgomento e dolore la morte di nonno Pepé, il nonno di Matilde, il padre di Laura, il marito di Nanni, il suocero di Andrea Mario. Un nonno supplementare per i miei nipoti.

Un mondo muore con ogni uomo e donna che ci lasciano, il tessuto della famiglia si sfilaccia, una porta si chiude di schianto, i vetri delle finestre vanno in frantumi. Si alzano i lamenti, altro non si può fare. Ascoltare il vuoto, accogliere il dolore, prepararsi per i giorni che verranno, i giorni che comunque verranno.

Oggi è lunedì 9 novembre dell’anno senza Carnevale, oggi ascolto e trascrivo nella Cronaca 246 le mute parole del mondo in fiamme, del mondo addolorato. La poesia Tutti sapevano il mio nome, ma non io, non io è mia ed è inedita.

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