martedì 3 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/240: voglio dormire il sonno delle mele e il sogno delle pagine che ancora non ho scritto

 

Accendo il fuoco in giardino, in un angolo protetto dal vento e dagli sguardi. Brucio le foglie secche e i rami spezzati, offro all’aria questi frantumi dell’estate passata e la respiro.

Tra il giardino e il bosco raccolgo castagne e funghi, i melograni maturi e i cachi vaniglia sui rami bassi. Quando arrivo a casa li dispongo in una ciotola di legno intagliata a mano che mi hanno regalato mille vite fa.

Nei gesti lenti di questa campagna che non è il mio regno, trovo l’equilibrio per questo giorno, il giorno dopo ieri, il giorno prima di domani.

Abbiamo bisogno di piccoli rituali per dare senso al tempo che ci attraversa. Quando l’istante perde la scintilla della novità e diventa l’attimo passato? È come guardare un bruco, il suo bozzolo e poi la farfalla che vola via. La bellezza resta nei nostri occhi per qualche secondo ed è già ricordo, è già desiderio di vederla ancora e ancora.

Metto le castagne sul fuoco, nella padella di ferro, dopo averle incise nella buccia lucida. Il profumo si spande subito per la cucina e io posso impastare il pane e lasciare che il mio olfatto insegua anche questo aroma sino al forno dove lo metterò a cuocere.

Sulla credenza sta un’altra ciotola ricolma di mele addormentate, le sposto una a una e le lucido. Nessuna si sveglia, sbadigliano, mi ricordano i gatti nella loro quiete diurna e, forse, come loro tra poco si sveglieranno.

La rosa solitaria di questa settimana è gialla, pare che abbia rubato al sole gli ultimi raggi, è ancora nel pieno della fioritura e nessuno dei petali accenna l’inevitabile caduta.

Il mio regno si stende tra un giardino e una cucina, tra le luci fioche della sera autunnale e quella più viva del fuoco e delle candele.

Ci sono giorni così, dove la consolazione è negli oggetti e nelle cose piccole della vita quotidiana.

Torneranno il profumo delle sere d’estate e il fragore della primavera che scioglie i ghiacci?

Torneranno le rondini e le api nel giardino? So che torneranno perché le ho già viste, so che torneranno perché le ho immaginate.

Smetto di scrivere e torno in cucina, raccolgo una pila di libri addormentati quanto le mele. È tempo di tracciare i nuovi sentieri per la vita che verrà e i libri saranno la mia guida.

Ecco posso desiderare anch’io il sonno delle mele e il sogno delle pagine che ancora non ho scritto.

Questa Cronaca 240 nasce il terzo giorno del mese di novembre dell’anno senza Carnevale. Un giorno di vigilia, il giorno prima del lockdown, il giorno prima del nuovo presidente nella terra al di là del mare, che è stata per decenni un luogo dove i sogni andavano a esplorare e a diventare veri e reali. La prima parte del titolo è un verso di Garcia Lorca tratto dalla poesia Gazzella della morte oscura.


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