domenica 22 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/259: dove le parole riposano accanto al fuoco e le storie stanno nel loro bozzolo di seta


Solo immagini un po’ sfocate, a volte come un quadro impressionista, a volte immagini che vibrano nell’aria come fossero musica.

 

Difficile riconoscere il colore degli occhi, la grana della pelle, più che guardare immaginiamo e l’occhio ricostruisce ciò che non vede.

 

Ancor più della vista è l’udito a essere sfidato, il timbro di ogni voce che porta in sé l’eco del paesaggio e della città intorno a cui quella voce è fiorita.

 

L’uso delle parole, la scelta degli aggettivi, la ricchezza lessicale, qualche espressione dialettale che sfugge, i sorrisi dritti in camera, gli sguardi riversi nel piccolo universo racchiuso in qualche riquadro, le mani che gesticolano e dicono le cose cui le parole non riescono ad arrivare.

 

Cerco di memorizzare i volti, le mani, i sorrisi e, soprattutto, il timbro delle voci, le esitazioni nelle voci, i dubbi, i pentimenti, le domande non ancora rivelate, le inquietudini.

 

Poi arrivano le storie e le voci esplodono come fuochi d’artificio. Le storie tanto amate che sono memoria e immaginazione insieme. Le immagini di quelle storie che leggeremo e che già ora sono vive nell’immenso universo delle narrazioni.

 

Da quale angelo o da quale demone arriva questa passione per la parola scritta? Non l’ho chiesto oggi ma so che lo chiederò, anzi già lo sto chiedendo in queste poche righe.

 

Quali sono i libri che vi hanno forgiato, quali voci di scrittori e scrittrici? Quali poeti?

Quale paesaggio vi ha scolpito il cuore e l’occhio? Quali voci vi hanno accarezzato l’orecchio nelle sere d’infanzia, poco prima che vi addormentaste?

 

Scrivo più veloce che posso per tenere traccia di queste storie che state creando, per tenere ferma la voce di ciascuna, sospesa nel tempo franto di questa pandemia.

 

Possiamo conoscerci e intrecciare le storie in quei riquadri tremolanti e provare la gioia di scrivere e di essere letti, la gioia di essere letti da altri che amano scrivere.

 

È uno strano mestiere quello della scrittura lo sappiamo bene. Conosciamo la fatica e la felicità che ne viene, riconosciamo la vita che sappiamo intrecciare nelle nostre trame, qualche filo soltanto, perché la vita è un’estrosa abbondanza e in nessun libro riusciremo mai a metterne quanta vorremmo.

 

Il tempo passa scivolando da un riquadro all’altro come un trenino elettrico che scava le gallerie a ogni passaggio. E non c’è più soltanto il boschetto con gli alberi di plastica e l’erba verde stinta.

 

Diventa immenso il nostro treno a vapore e ci porta tra le terre inesplorate delle nostre storie. Peschiamo le parole e le mescoliamo, anche le sillabe, le consonanti e le vocali si mischiano e diremo le nostre storie, storie che si inanellano sulle migliaia di storie già scritte, lette e ripetute, poi ricordate.

 

Ma ogni storia sarà nuova perché nuovo è il nostro sguardo, nuova e timorosa la nostra voce.

O sarà allegra e noncurante, impertinente e sfacciata, chi lo sa?

 

Nasce prima lo scrittore o il lettore? Siamo creature intessute di storie e di narrazioni, siamo fatti, oltre che dello stesso tessuto dei sogni, anche di tutte le storie che abbiamo letto e immaginato.

 

Per questo il Paradiso è l’immensa Biblioteca di Babele, per questo lasceremo un segno e ci sarà uno scaffale dove anche i nostri libri staranno, in attesa di essere reinventati dai futuri lettori.

 

Questa è la Cronaca 259 e chiude una domenica incantata, avvolta nelle parole come un bruco nel suo bozzolo. La bottega nella bottega vive grazie alle voci e alle parole di Giorgia e Simone, di Roberta, Francesca e Ilaria, di Elisabetta, Martina e Rita. Oggi è il 22 novembre dell’anno senza Carnevale e le parole, anche questa sera, stanno acciambellate davanti al fuoco come gatti invernali e sognatori.


1 commento:

Lila Ria ha detto...

Grazie. Così tra mille anni ti ricorderai di me.
Anche io ho iniziato con la poesia. Due anni fa ho vinto una borsa di scrittura per un progetto di poesia (testi miei e immagini di mia sorella Federica).
Non ho mai pubblicato nulla. Che fosse tutto mio. Se non un libro d'artista, con alcuni testi miei interpretati graficamente dagli studenti di Brera che facevano il corso con mia sorella.
Magari...a 42 anni, pubblicherò il mio primo libro di poesie. Per ora, concentrata sulla Bottega :)
P.s.scrivi in modo molto musicale: io non me sarei capace.
Lila