Solo
immagini un po’ sfocate, a volte come un quadro impressionista, a volte
immagini che vibrano nell’aria come fossero musica.
Difficile
riconoscere il colore degli occhi, la grana della pelle, più che guardare
immaginiamo e l’occhio ricostruisce ciò che non vede.
Ancor più
della vista è l’udito a essere sfidato, il timbro di ogni voce che porta in sé
l’eco del paesaggio e della città intorno a cui quella voce è fiorita.
L’uso delle
parole, la scelta degli aggettivi, la ricchezza lessicale, qualche espressione
dialettale che sfugge, i sorrisi dritti in camera, gli sguardi riversi nel
piccolo universo racchiuso in qualche riquadro, le mani che gesticolano e
dicono le cose cui le parole non riescono ad arrivare.
Cerco di
memorizzare i volti, le mani, i sorrisi e, soprattutto, il timbro delle voci,
le esitazioni nelle voci, i dubbi, i pentimenti, le domande non ancora
rivelate, le inquietudini.
Poi arrivano
le storie e le voci esplodono come fuochi d’artificio. Le storie tanto amate
che sono memoria e immaginazione insieme. Le immagini di quelle storie che
leggeremo e che già ora sono vive nell’immenso universo delle narrazioni.
Da quale
angelo o da quale demone arriva questa passione per la parola scritta? Non l’ho
chiesto oggi ma so che lo chiederò, anzi già lo sto chiedendo in queste poche
righe.
Quali sono i
libri che vi hanno forgiato, quali voci di scrittori e scrittrici? Quali poeti?
Quale
paesaggio vi ha scolpito il cuore e l’occhio? Quali voci vi hanno accarezzato
l’orecchio nelle sere d’infanzia, poco prima che vi addormentaste?
Scrivo più
veloce che posso per tenere traccia di queste storie che state creando, per
tenere ferma la voce di ciascuna, sospesa nel tempo franto di questa pandemia.
Possiamo
conoscerci e intrecciare le storie in quei riquadri tremolanti e provare la
gioia di scrivere e di essere letti, la gioia di essere letti da altri che
amano scrivere.
È uno strano
mestiere quello della scrittura lo sappiamo bene. Conosciamo la fatica e la
felicità che ne viene, riconosciamo la vita che sappiamo intrecciare nelle
nostre trame, qualche filo soltanto, perché la vita è un’estrosa abbondanza e
in nessun libro riusciremo mai a metterne quanta vorremmo.
Il tempo
passa scivolando da un riquadro all’altro come un trenino elettrico che scava
le gallerie a ogni passaggio. E non c’è più soltanto il boschetto con gli
alberi di plastica e l’erba verde stinta.
Diventa
immenso il nostro treno a vapore e ci porta tra le terre inesplorate delle
nostre storie. Peschiamo le parole e le mescoliamo, anche le sillabe, le
consonanti e le vocali si mischiano e diremo le nostre storie, storie che si
inanellano sulle migliaia di storie già scritte, lette e ripetute, poi
ricordate.
Ma ogni
storia sarà nuova perché nuovo è il nostro sguardo, nuova e timorosa la nostra
voce.
O sarà
allegra e noncurante, impertinente e sfacciata, chi lo sa?
Nasce prima
lo scrittore o il lettore? Siamo creature intessute di storie e di narrazioni,
siamo fatti, oltre che dello stesso tessuto dei sogni, anche di tutte le storie
che abbiamo letto e immaginato.
Per questo
il Paradiso è l’immensa Biblioteca di Babele, per questo lasceremo un segno e
ci sarà uno scaffale dove anche i nostri libri staranno, in attesa di essere
reinventati dai futuri lettori.
Questa è la
Cronaca 259 e chiude una domenica incantata, avvolta nelle parole come un bruco
nel suo bozzolo. La bottega nella bottega vive grazie alle voci e alle parole
di Giorgia e Simone, di Roberta, Francesca e Ilaria, di Elisabetta, Martina e
Rita. Oggi è il 22 novembre dell’anno senza Carnevale e le parole, anche questa
sera, stanno acciambellate davanti al fuoco come gatti invernali e sognatori.
1 commento:
Grazie. Così tra mille anni ti ricorderai di me.
Anche io ho iniziato con la poesia. Due anni fa ho vinto una borsa di scrittura per un progetto di poesia (testi miei e immagini di mia sorella Federica).
Non ho mai pubblicato nulla. Che fosse tutto mio. Se non un libro d'artista, con alcuni testi miei interpretati graficamente dagli studenti di Brera che facevano il corso con mia sorella.
Magari...a 42 anni, pubblicherò il mio primo libro di poesie. Per ora, concentrata sulla Bottega :)
P.s.scrivi in modo molto musicale: io non me sarei capace.
Lila
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