sabato 21 novembre 2020

Cronache dall’anno senza Carnevale/258: la nebbia, una luna zoppa, le parole rinchiuse nei loro gusci invernali

 


Ascolto la nebbia e nella nebbia batte il cuore della città ancora addormentata. La notte ci ha lasciato un velo scintillante di brina e il sole si insinua tra le nuvole basse e i nostri sguardi ancora addormentati.

Oggi non posso stare chiusa tra le solite mura, ho bisogno di respirare aria diversa e così valico il confine verso la terra delle Montagne della Nebbia.

I giorni freddi e corti sono arrivati anche qui, il misterioso architetto ha terminato di decorare la stanza delle stelle binarie e Roxanne è venuta a trovarlo senza passare dalla Casa delle Parole.

Li saluto senza fermarmi, loro stanno parlando fitto fitto e io voglio tornare a respirare quell’aroma di legna bruciata nel camino di fumo e caldarroste.

Ai miei abituali coinquilini si è aggiunto Julius, il gran Maestro delle Parole che si manifesta oggi per la prima volta in questa terra immaginaria dove vivo per buona parte del mio tempo.

La sua visita rincuora i fantasmi degli scrittori che sono passati a trovarci e forse è per questo che Roxanne si trova qui anziché al Monastero di Colorno.

Sono tutti seduti intorno a lui che fronteggia il camino acceso e ci racconta proprio di fantasmi e narratori. Ha una voce a tratti aspra, come un vino novello e si accodano sul sentiero tutti i fantasmi che lui tratteggia: Flaubert e James, Auster e Foster Wallace. Vorrei chiedergli dove si è fermata Virginia Woolf, ma lo farò un’altra volta.

Mi piace ascoltare ed entrare in un mondo che non conosco, il suo mondo autoriale, il suo narratore che si svela, mentre di Julius, sino ad ora, conoscevo solo i suoi libri.

Un autore non è il suo narratore, così come le storie non sono la sua biografia, la vita trasposta in narrazioni. Ma alla fine, forse, quello che conta sono solo i libri, anche se è appassionante andare a ritroso nel tempo e cercare di riconoscere i sentieri che si sono intrecciati, quelli che sono stati abbandonati ma che risplendono nell’ombra delle storie non raccontate.

Forse l’unica vera immagine che ogni scrittore nasconde in sé, è quella del conte Alessandro, nascosto in chiesa sotto una panca. Uscitone ha scritto la cattedrale della lingua italiana e segnato il destino di studenti e scrittori.

È vero chi scrive non è mai solo, non perché ha i personaggi, più o meno benevoli che lo circondano, chi scrive non è mai solo perché ci sono almeno un fantasma e un narratore che fanno da ponte tra la vita e le storie, tra la vita e la memoria, tra le intenzioni e la trama.

Quindi a scrivere un romanzo non c’è mai soltanto una persona, ma una coorte di figure che filano, tramano e tessono. Ricordano, cancellano e riscrivono.

Julius ha appena iniziato a parlare, sarà una notte lunga e feconda nel cielo dove troneggia una luna zoppa e dove le stelle ancora non si sono accese.

Oggi è sabato 21 novembre dell’anno senza Carnevale, un sabato denso di storie e di parole grazie a Giulio Mozzi e alla sua bottega.


Nessun commento: