venerdì 11 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/705. L’attesa e la pazienza, questo il giorno dei poeti

 


 

Me ne sono rimasta quieta nella casa a lavorare e poi leggere e scrivere. Oggi sarà per sempre l’anniversario della morte di Sylvia Plath e Amelia Rosselli che ne è stata anche traduttrice. Così, come faccio ogni anno, apro a caso Lady Lazarus e altre poesie e leggo. E penso a quelle due voci uniche che si sono spente troppo presto, al mito che per ciascuna abbiamo costruito, forse perché sentiamo forte quel dolore, quel male di vivere che neanche la poesia ha mai placato in loro. Troppo sentire in quelle menti, troppe voci intorno, troppo freddo, troppa solitudine. Ma la poesia va a scavare nei cuori più indifesi per cercare a sua volta un riparo, a volte lo trova a volte no.

 

 

Canto per i poeti insonni

 

Recitare ogni poesia come

fosse una preghiera, ad

alta voce, senza testimoni

e poi gettarla nel vento

perché possa iniziare il suo

cammino. Poi cercare l’ingresso,

l’unico ingresso cui poter

accedere e aspettare sulla

soglia che le sillabe aprano

la porta. L’attesa e la pazienza,

di questo son fatti i giorni in

cui la poesia scende fino qui

e si mostra e mi chiama. E io

vado fin dove le mie gambe

reggono questo cammino. Che

finisce di notte, quasi sempre

di notte, a volte già quando

l’alba mi chiama per nome.

 

 

Sì, è proprio vero che una buona poesia può cambiare l’esito di una giornata faticosa, soprattutto se poi si aggiungono l’amicizia e il calore della casa. Questa Cronaca 705 di venerdì 11 febbraio 2022, terzo anno senza Carnevale, annuisce convinta e mi si siede accanto e ascolta quando leggo ad alta voce, ascolta come se non avesse mai sentito la mia voce.

 

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