venerdì 18 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/712. La sensazione di essere pioggia, il coraggio di diventare pioggia

 

Cos’è una città? Si chiese la nuvola piccolina che svolazzava su e giù in un cielo cristallino, portata da un vento dispettoso che continuava a farle il solletico. La nuvola grandicella sapeva già la risposta e si avvicinò alla piccolina per darle qualche spiegazione.

“Una città è dove vivono, lavorano, dormono e mangiano gli umani. Noi le città possiamo vederle dolo dall’alto. Perché se le vediamo troppo da vicino vuol dire che non siamo più nuvola ma pioggia”. La spiegazione era molto interessante, ma la nuvoletta stentava a credere di non poter essere più la stessa nuvola se si fosse avvicinata troppo. Così approfittò di ogni singola zaffata di vento per avvicinarsi sempre più verso la terra e verso le case. Quel che vide le piaceva moltissimo, era proprio curiosa quella nuvoletta. Ma proprio mentre era pronta a lasciarsi andare al tuffo finale, ecco che sbaf! E il vento l’aveva riportato nel gregge delle sorelle, tutte molte, molto più grandi e maestose di quanto non lo fosse lei. Si rassegnò, nuvoletta, pensando che alla prima occasione ci avrebbe riprovato, ma poi guardò il sole e capì che l’attraeva tanto quanto la città degli uomini. “Ma il sole è forse la città delle nuvole?” chiese la nuvolina a una nuvola più grande che stava sonnecchiando proprio in coda alla carovana. “Macché cosa dici nuvolina sciagurata! Mai ti devi avvicinare al sole perché se ti lasci trasportare da una corrente ascensionale gli arriverai talmente vicino che evaporerai in mille e mille goccioline di vapore acqueo e poi più nulla. Nessuno sa cosa accada dopo, nessuno riesce a vedere se in quel vapore c’è ancora traccia della nuvola originaria”. Nuvoletta rinunciò così alla salita verso il sole che non le sembrava poi così interessante. Ma non riusciva a smettere di pensare a quanto le sarebbe piaciuto andare a capofitto verso la città. Fu un momento e riuscì a cavalcare un refolo di vento discendente che la portò giù, giù, sempre più giù a una velocità sorprendente. All’inizio sentì solo un brivido, poi punture, poi scosse elettriche, conosceva quelle sensazioni perché una nuvolona scura e arcigna gliene aveva parlato qualche giorno prima – e badate che un giorno di una nuvola non è come il nostro giorno, il giorno di una nuvola dura tanto quanto un nostro anno. Si lasciò andare nubilotta e all’ennesimo scossone sentì che si stava moltiplicando che ogni sua molecola si stava rimescolando e diventava acqua, acqua piovana. Era questo allora diventare pioggia? Era questa la sensazione? Ma era bellissimo! Ogni goccia era uno sguardo, una carezza, un salto. Nuvolina toccò terra, toccò i tetti e le cime degli alberi. Toccò anche molte teste di umani, i bambini ridevano, le signore un po’ meno, soprattutto se erano state dal parrucchiere. Era felice anche la terra di sentire quel solletico, era felice l’ombrello rosso e il bambino che lo impugnava saltò a piedi uniti in una pozzanghera che nuvolina aveva creato all’improvviso. Fu in quel momento che capì la nuvoletta, capì che essere nuvola è solo una possibilità, ma per conoscere il mondo bisognava avere il coraggio di diventare pioggia.

Oggi è venerdì 18 febbraio dell’anno con un quasi Carnevale e questa Cronaca 712 è diventata pioggia insieme alla nuvolina.

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