martedì 22 febbraio 2022

Cronache dagli anni senza Carnevale/716. Amicizia, desideri e tempo tra il lago e la città

 


 

Ci sono giorni in cui vorrei essere capace di tenere insieme le immagini e i suoni, il profumo dell’aria, gli incontri e le voci. Ho passato la giornata sul lago Maggiore a guardare le onde piccole, i tuffi delle anatre e dei gabbiani, i rari passanti, qualche famiglia con bambini piccoli che corrono e ridono, come solo i bambini sanno fare. Perché i bambini corrono sempre? Mi piace pensare che anche noi un tempo, amavamo correre perché era tale la gioia di vivere che era impossibile restare fermi, bisognava andare incontro alla vita. Correre era uno dei giochi che più amato nell’infanzia e adolescenza, a volte mi sembrava di volare, di star toccando davvero il cielo, anche quando non c’era un vento fortissimo come quello che attraversa queste strane giornate di febbraio, dove non piove, la primavera già si affaccia e l’aria secca rende luminoso non solo il lago, ma anche la città non silenziosa.


La memoria è una pagina bianca

 

In un soffio inseguo

la linea d’ombra che

separa il mattino dal

pomeriggio ma non

la fermo, non la prendo,

è solo la luce più densa

a dire come ci si avvicina

alla notte, dove il tempo

è inchiostro e la memoria

una pagina bianca.

 

 

Dopo le ore dolci trascorse al lago sono stata a casa dell’amico Luciano Martinengo con i miei nipoti Marco e Andrea. Abbiamo visto il suo ultimo film America Alternativa 1972, girato con materiali d’epoca originali e montato durante i mesi di lockdown. Per me era la seconda visione, ma ci tenevo che anche i ragazzi lo vedessero. È stato bello vedere e sentire quei ragazzi di mezzo secolo fa che in presa diretta esprimevano la loro visione del mondo, il loro desiderio di cambiamento. Alla fine del film una parte di quei ragazzi si raccontavano in una call in zoom com’era andata la loro vita. Poi abbiamo trascorso una bella serata seduti intorno a una tavola ricca di buon cibo insieme anche a Valerio, altro regista talentuoso e Nicola Eugenia, un’amica siciliana in visita a Milano. Quel che mi incanta di Luciano è il suo essere rimasto allo stesso tempo il ragazzo delle comuni e l’uomo maturo che è ancora curioso delle persone e delle storie, che non ne ha mai abbastanza di conoscere il mondo.

Sono tornata a casa con l’ultimo metro e quando ho attraversato la piazza c’era un uomo visibilmente alterato che gridava “Io sono Marco Aurelio e voi dovete aiutarmi a fare la guerra contro Putin”. Inquietante per quello che diceva, per come lo diceva e per il tono quasi messianico, invasato, che sosteneva le sue parole.

Oggi è martedì 22 febbraio del terzo anno quasi senza Carnevale e questa Cronaca 716 se ne sta con le mani a tapparsi le orecchie perché non vuole sentir pronunciare la parola guerra.

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