Ci sono giorni in cui vorrei essere capace di tenere insieme le immagini e i suoni, il profumo dell’aria, gli incontri e le voci. Ho passato la giornata sul lago Maggiore a guardare le onde piccole, i tuffi delle anatre e dei gabbiani, i rari passanti, qualche famiglia con bambini piccoli che corrono e ridono, come solo i bambini sanno fare. Perché i bambini corrono sempre? Mi piace pensare che anche noi un tempo, amavamo correre perché era tale la gioia di vivere che era impossibile restare fermi, bisognava andare incontro alla vita. Correre era uno dei giochi che più amato nell’infanzia e adolescenza, a volte mi sembrava di volare, di star toccando davvero il cielo, anche quando non c’era un vento fortissimo come quello che attraversa queste strane giornate di febbraio, dove non piove, la primavera già si affaccia e l’aria secca rende luminoso non solo il lago, ma anche la città non silenziosa.
La memoria è una pagina bianca
In un soffio inseguo
la linea d’ombra che
separa il mattino dal
pomeriggio ma non
la fermo, non la prendo,
è solo la luce più densa
a dire come ci si avvicina
alla notte, dove il tempo
è inchiostro e la memoria
una pagina bianca.
Dopo le ore dolci trascorse al lago sono stata a casa
dell’amico Luciano Martinengo con i miei nipoti Marco e Andrea. Abbiamo visto
il suo ultimo film America Alternativa
1972, girato con materiali d’epoca originali e montato durante i mesi di
lockdown. Per me era la seconda visione, ma ci tenevo che anche i ragazzi lo
vedessero. È stato bello vedere e sentire quei ragazzi di mezzo secolo fa che
in presa diretta esprimevano la loro visione del mondo, il loro desiderio di
cambiamento. Alla fine del film una parte di quei ragazzi si raccontavano in
una call in zoom com’era andata la loro vita. Poi abbiamo trascorso una bella
serata seduti intorno a una tavola ricca di buon cibo insieme anche a Valerio,
altro regista talentuoso e Nicola Eugenia, un’amica siciliana in visita a
Milano. Quel che mi incanta di Luciano è il suo essere rimasto allo stesso
tempo il ragazzo delle comuni e l’uomo maturo che è ancora curioso delle
persone e delle storie, che non ne ha mai abbastanza di conoscere il mondo.
Sono tornata a casa con l’ultimo metro e quando ho
attraversato la piazza c’era un uomo visibilmente alterato che gridava “Io sono
Marco Aurelio e voi dovete aiutarmi a fare la guerra contro Putin”. Inquietante
per quello che diceva, per come lo diceva e per il tono quasi messianico,
invasato, che sosteneva le sue parole.
Oggi è martedì 22 febbraio del terzo anno quasi senza
Carnevale e questa Cronaca 716 se ne sta con le mani a tapparsi le orecchie perché
non vuole sentir pronunciare la parola guerra.
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