Se la pioggia era stata nuvola era passato tanto tempo, troppo tempo perché potesse ancora ricordarlo. Sì, certo, la sensazione del vento che ti arrotola, ti arrotonda e ti trasporta, questo lo ricordava. Ricordava la sensazione di essere in un gregge, di essere leggera e pesante allo stesso tempo. Ricordava il sole e il cielo azzurro e profondo e l’ombra delle stelle che si affacciava e diventava luminosa mano a mano che la notte scendeva. Qualcosa ricordava, ma stava dimenticando e dopo qualche ora da pioggia, la pioggia stessa sentì che essere nuvola era solo un suo sogno. Quanto piaceva alle pioggia scendere e impregnare la terra e i vestiti degli umani. Le piaceva tanto quanto scivolare sulle foglie, che erano poche e secche perché si era ancora nell’inverno. Si ripromise pioggerella di tornare a visitare gli alberi dopo che i rami si fossero ricoperti di gemme, già se ne intravedevano alcune che occhieggiavano, tonde, cicciotte e pelose. Era rimasta a lungo nell’incavo di un tetto pioggerellina e anche nell’incavo di una mano che si era tesa oltre il davanzale della finestra aperta e ne aveva raccolta un po’ e poi l’aveva lasciata scivolare su una folta chioma scura di ragazzina, quella ragazzina che stava aspettando che la pioggia finisse per poter scendere in strada e riprendere a correre, non c’era niente di più bello al mondo, niente che le piacesse più della corsa. Pensandoci bene si rese conto che non era mai scesa a correre sotto la pioggia ragazzina, così salutò sua madre che era china su un lavoro di cucito e in un attimo fu in strada e scoprì di poter correre veloce tanto quanto pioggerella, anzi di poterla anche vincere e in questa corsa di poter battere anche il vento, perché nessun vento è più veloce di una ragazzina che corre, che sente il cuore che accelera e l’aria che vibra nei polmoni sino a quando il canto della vita non risuona ed è una campana tibetana e un campanile che suonano insieme, è il ronzio delle api ed il suono, il fruscio delle gemme che scoppiano ingannate dal primo sole, della corolla di una gardenia rossa che si schiude e la ragazzina la vede, smette di correre, si ferma. Come starebbe bene sulla giacca della mamma quella gardenia! Così ragazzina la stacca con un pezzetto di ramo, sa che il fiore poteva vivere ancora qualche giorno sul suo ramo, ma sa anche come sarà bella mamma con quel rosso fiore appuntato sul bavero della giacca, un rosso uguale a quello del suo rossetto, quasi ad annunciare la primavera che sta arrivando. Con il fiore strappato in mano riprende a correre ragazzina e la pioggia si ferma a guardare. Poi arretra e lascia che passi, solo qualche goccia si è accomodata sui petali che risplendono ancora di più, soprattutto quando il raggio di sole li colpisce.
Oggi è sabato 19 febbraio di un anno con abbastanza
Carnevale e questa Cronaca 713 è ancora fiabesca e corre, corre con ragazzina.
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