Sono uscita anche oggi per una breve passeggiata all’imbrunire, ma faceva freddo, il vento gelido e la pioggia mi hanno spinta a rientrare a casa il prima possibile. Così ho fatto, incerta se riprendere in mano gli appunti del pomeriggio o rimettermi a rileggere la parte finale del romanzo nuovo. Così ho fatto e mi sono lasciata riprendere dalla storia e dai miei personaggi, mentre la Cronaca nuova, non ancora scritta, grattava alla porta come un gatto curioso e così ho dovuto lasciarla entrare. Aveva questa poesia per me e l’ho accettata.
Canto per un lunedì
invernale
Posso lasciare il tuo nome
in bilico tra l’abete e questo
cielo bianco che copre nuvole
addormentate e un vento ancor
più improbabile, quieto come
sta sulla cima dei rami. Sembra
rovesciato il mondo, non senti
quanto silenzio dove prima
brillavano le luci della
sera? Ma tu non rispondi, non
puoi, neanche se ti ho chiamato,
non puoi, perché hai smarrito
il mio nome e anche la mia voce.
È così dolce sentire le parole che scorrono tra le dita e
il foglio, scivolano e occupano il posto che già stavano reclamando, perché le
parole amano anche l’inverno e i suoi infiniti lunedì.
Oggi è proprio un lunedì, il 14 febbraio del terzo anno
senza Carnevale e questa Cronaca 708 ha preso molto sul serio il suo essere
gatto e si sta lisciando le zampine, io la guardo in silenzio.
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