sabato 30 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/601. Nella parabola dell’azzurro che grida il tuo nome

 

 


 

Scegliere una forma diversa per ogni giorno, concentrarsi, seguirla, non cercarne un’altra. Oggi ho scelto la pioggia, una delle forme dell’acqua che più amo. La pioggia è messaggera delle nuvole e delle stelle, a volte anche degli dèi. È preceduta dal rombo del tuono e come il vento non ha una sua propria voce autonoma, diversa, ma risuona insieme alle cose, agli oggetti che tocca, sfiora o sferza. Oggi sul lago era una pioggia piccola che cantava con il canto sommesso delle onde di acqua dolce, niente a che vedere con quelle del mare salato. Le nuvole erano così tristi all’idea di lasciar andare quelle goccioline, che sono scese sino sulla superficie di acqua ferma in forma di nebbiolina. In fondo, non si distingueva la linea dell’orizzonte, il grigio era uniforme, sembrava di stare camminando all’interno di una bolla privata della luce. Era così tranquilla quella passeggiata, un cammino nel sogno, cercando invano di intravedere le stelle scrutando il cielo.

 

Con la pioggia e il vento chiusi nella mano


Volevo restare ferma, proprio

nell’attimo prima della caduta,

ma guardare la pioggia e dire

il suo nome, no, non si può

farlo insieme, perché si deve

rispettare sempre il doppio

movimento di pensare il cuore

di una rosa e imparare a

sentirne il profumo. La pioggia,

invece, non ha un suo profumo

ma trasporta quello degli amanti,

così, a volte, anche le rose vivono

in quella trappola di sensi amorosi.

A volte mostra una bocca di lupo,

la pioggia, ma non può farci paura,

perché sorride e noi per amore,

crediamo nella sua bontà. Così

papaveri e mandorle diventano

icone di un passato che abbiamo

conosciuto solo attraverso quel

poeta, e nessuno, neanche questa

pioggia, sa dove sta andando.

Sorella del vento, cadi piano, alza

la fronte e non tornare là dove

tutto è iniziato, dove le porte

sono spalancate e non ci sono mai

parole già scritte, ma solo sussurri

che raccolgono conchiglie e rami

secchi nella parabola dell’azzurro

che grida il tuo nome.

 


Quanti echi di poeti sento oggi nella pioggia e nel vento? Quanti desideri e quante intenzioni? Era bellissimo il lago Maggiore, anche sotto la pioggia, anche senza orizzonte. 

Oggi è sabato 30 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 601 si è affidata alle gocce e al vento, li porta chiusi nella mano e aspetta che sia finita la trasformazione.

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