mercoledì 20 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/591. Tutto inizia con gli alberi, il fuoco, la casa, la carta e i libri

 


Nel silenzio dell’autunno sono i pioppi gli alberi più silenziosi. Forse perché dove sono cresciuta c’era un enorme pioppeto che vedevo mutare stagione dopo stagione e ho raccolto decine e decine di foglie per le mie collezioni infantili. Se evoco l’immagine dei pioppi subito sono l’infanzia e la Lombardia a prendere possesso della visione. Se evoco le betulle è la ricerca “Vita e morte di una foglia” scritta a otto anni e corredata da foglioline di tutti i colori che mostravano, appunto, il ciclo vitale della betulla. Se penso alle querce è in Calabria che mi ritrovo di colpo e gli ulivi mi portano in Puglia. Le conifere mi portano sia sulle Alpi che nella Sila calabrese, gli aceri nel New England e nella mia via. Gli ippocastani popolano il mio quartiere, i castagni la foresta dove andavo da bambina insieme ai faggi. Gli oleandri e i fichi significano autostrada del Sole, casa della nonna in Calabria e giardino nelle Marche. Mi rendo conto che, se anche sono un animale da città, gli alberi fanno parte del mio paesaggio interiore più di qualunque altra forma sia naturale che costruita dall’uomo. Potrei quasi scriverci un’autobiografia a partire dai miei alberi, dallo sconvolgimento interiore che provo quando li ho visti tagliare o anche solo potare o capitozzare, pratica barbarica molto in uso tra i manutentori del verde qui a Milano.

 

 

Un albero non è mai solo un albero

 

Amo il silenzio degli alberi,

la loro voce che è vento tra

le foglie, le cortecce ruvide,

le radici nascoste, tutta quella

vita che si muove dentro e

intorno, la linfa che scorre,

i funghi, i nidi degli uccellini,

i fiori che danno frutti e quelli

che sono solo fiori. Amo gli

alberi che sono diventati

carta e poi libri, legna, casa

e librerie. Tutto inizia con

un albero e i frutti si

propagano nel tempo,

anche dopo di noi, se

anche dimentichiamo sarà

il vento brusco dell’autunno

a ricordare che un ramo sarà

anche fuoco, cibo e calore

nella notte più buia.

 

 

 

Adesso che ho finito di scrivere questa Cronaca 591 di mercoledì 20 ottobre del secondo anno senza Carnevale, tornerò alla finestra a guardare il mio albero bellissimo, un acero rosso che con la sua chioma vastissima nasconde la casa e invita alla sosta, in tanti si fermano a chiacchierare alla sua ombra d’estate e io sento le loro storie salire verso i nidi e le nuvole.

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