venerdì 22 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/593. Stare alla finestra tra intenzione e contemplazione

 


 

Non vedo mai il cielo intero quando sono qui, nella città silenziosa. Sempre il cielo è ritagliato dall’albero bellissimo, nella stagione bella sono germogli e foglie a scontornarlo, in quella fredda sono i rami spogli. Negli spazi liberi tra rami e foglie vedo il passaggio delle nuvole, vedo il volo delle rondini, vedo le stelle che splendono, lontanissime e fioche. Il cielo ha il suono del vento, delle nuvole e delle tempeste. È una voce in prestito la sua, perché il cielo è silenzioso e tondo, liscio e distratto, mai tutto intero. A volte gli spuntano occhi, stelle più luminose per non si sa quale misterioso gioco delle lontananze, e sembra scrutarci. Io e la finestra restiamo un po’ in disparte, nascoste dai rami e delle foglie, e non ricambiamo lo sguardo, ma impariamo a guardare meglio, impariamo a immaginare quel che non riusciamo a vedere. Se il cielo non ci offre, a me e alla mia finestra, abbastanza spunti per discutere e procedere nella conoscenza metafisica del mondo intorno, è la finestra che mi ricorda che è grazie all’intenzione che possiamo cambiare il nostro sguardo sul cielo, sugli alberi, sulle foglie e sulle nuvole. Così torniamo a sederci, anche le finestre sanno sedersi, e riprendiamo la nostra contemplazione congiunta. Il cielo non è di un solo colore, su uno dei rami c’è un nido, su un altro una fila di formichine. Dove sarà la città delle formiche? Su alcuni rami ci sono le tracce dei semi volati via, su altri la cicatrice delle foglie che sono già cadute. Ha sonno l’albero, lo capiamo all’improvviso, perché lo sentiamo sbadigliare, ma con quale voce?

Ascolto meglio e così riconosco la mia voce uscire sommessa dall’intreccio dei rami. È la mia voce, sono io che parlo, sono io che prego e aspetto.

 

Tra sogno e immaginazione

 

Quando mi fermo e

osservo la finestra,

vedo che lei fa lo stesso,

si china un poco, sorride.

Sembrano crederci anche

nuvole e stelle in questa

quiete cittadina. Ma io so

che fuori è già tempesta,

che l’albero si piegherà

al vento e alla pioggia, che

non brucerà abbastanza

il nostro fuoco mentre avanza

l’inverno e divora i confini

tra il sogno e i miei passi,

tra sogno e immaginazione.

 

 

 

Intenzione e contemplazione sono le parole di questo venerdì 22 ottobre del secondo anno senza Carnevale e della sua Cronaca 593 ancora affacciata, ancora intenta e silenziosa.

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