giovedì 7 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/578. Scrivo seduta al tavolo della cucina, mi giro una castagna matta in tasca

 

Il marciapiede della piccola strada che porta verso la casa vuota è già pieno di ricci delle castagne matte che sono caduti. Ne raccolgo una e la metto in tasca. Mi hanno insegnato da bambina che queste finte castagne, frutto dell’ippocastano, sono efficaci amuleti contro il raffreddore. Ne raccolgo una seconda, perché bisogna sempre regalarne una, anche se ancora non ho deciso a chi. Mi fermo a guardare le finestre della casa che era murata e lo è stata per trent’anni e poi, l’anno prima della pandemia, l’hanno ristrutturata, pitturata di un tenue color tortora, hanno montato imposte rosse e poi l’hanno chiusa e nessuno vi abita, neanche adesso. Però ci sono inequivocabili segni di vita, qualcuno si sta prendendo cura del giardino, ha potato le rose, piantato nuovi cespugli perimetrali, e anche diversi alberi, aceri, ippocastani, tre palme. Tra qualche decennio sarà un giardino bellissimo e si intravede nel prato il sentiero di ghiaia che porta a una piccola radura con una fontana e due panchine. Un giorno, in un futuro lontano, qualcuno sarà seduto all’ombra di quelle palme e ascolterà il canto leggero dell’acqua, non sentirà bisogno di parlare, ascolterà quel silenzio fatto dalla tessitura di tutti i silenzi che si saranno fermati a riposare.

Neanche le rondini saranno lige quanto i silenzi nel ritornare ogni anno in quello stesso luogo dove sono nate. Non ho scoperto solo oggi che anche i silenzi hanno un luogo d’origine, ma oggi è così chiaro, evidente, imprescindibile.

 

 

Dove nasce il silenzio

 

È diverso il nido del silenzio, perché

non cerca riparo sotto un tetto questo

silenzio, non esce al tramonto, non

svolazza nel fresco mattino. È un nido

fatto d’aria, fatto delle parole, di

tutte le nostre parole, dette o

non dette. Poi si alzano in volo

farfalle, sono i nostri pensieri,

tinti di azzurro e oro.

 

 

Mi giro la castagna matta in tasca, fa freddo oggi, posso tornare a casa, accendere il fuoco, preparare il tè, respirare il profumo dell’autunno e sedermi al tavolo della cucina a scrivere questa Cronaca 578 di giovedì 7 ottobre del secondo anno senza Carnevale.

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