martedì 26 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/597. Quando si muovono nuvole e tempeste

 

 


 

Dire acqua è dire mare, nuvole, pioggia. Le forme dell’acqua, che non ha forma, sono quanto di più affascinante possiamo ammirare in natura. L’acqua, in forma di pioggia, è l’unico elemento che cade sulla terra dal cielo e al cielo può ritornare. Alle foglie non è dato questo privilegio, che ha un prezzo, cioè l’impermanenza delle nuvole. Niente è più effimero, meraviglioso e celestiale di una nuvola. È fatta di vapore acqueo, il vento può disperderla, così come il calore. Ma può diventare pioggia e riscattare la sua bellezza dissetando la terra, quando è benevola, portando devastazione e morte, quando non lo è, così come sta accadendo nella provincia di Catania in queste ore. È un terra bellissima quella, di cui ho solo buoni ricordi e che ho visto in tutte le stagioni, ma sempre con un clima mite e paesaggi meravigliosi. Faccio fatica e mi addolora immaginare la devastazione in città, sulle colline circostanti, nei meravigliosi paesini della cintura etnea: Biancavilla, Pedara, Trecastagni, Zafferana, Belpasso, Linguaglossa, Acireale e Aci Castello, San Giovanni La Punta, Sant’Agata li Battiati, Bronte. Li ricordo bene, sono stata in quasi tutti, in anni lontani di felicità giovanile. Erano belli i luoghi, le persone, i paesaggi, il cibo, il profumo di eucalipti e zagare nell’aria, gli alberi del pepe, gli ibischi dalle mille sfumature di rosso e di bianco, le bouganville rosa e rosa.

Anche le nuvole avevano sfumature rosa all’alba e al tramonto, quando le guardavo e non c’era bisogno di indovinare per sapere che non c’era pioggia lassù, ma solo bellezza in movimento.

Ma non amo solo le nuvole, amo anche la pioggia e la neve, acqua cadente e acqua gelata. Un pomeriggio di pioggia evoca l’autunno, un temporale l’estate, una pioggerellina la primavera e la neve ci porta nel cuore dell’inverno, sospesi tra dicembre e le sue feste e gennaio, il mese più lungo e freddo dell’anno.

Quando l’acqua si raccoglie in grande quantità dopo la pioggia, o quando la neve si scioglie, ruscelli, torrenti e fiumi corrono verso il mare, verso il nostro bellissimo Mediterraneo, uno dei luoghi benedetti dagli dèi.

 

 

 

Se la pioggia canta con le voce delle sirene

 

Porto con me poche

gocce di pioggia che

ho raccolto dalla mia

finestra, perché non era

pioggia destinata a

diventare fiume o mare,

con me la porto per

cambiare una forma

in un’altra che non era

data. Anche se sono

molte le regine che

muovono nuvole e

tempeste, ho avuto io

pure questa licenza oggi

nel pomeriggio e così

posso portare la mia

pioggia nel tuo mare

e stare a vedere cosa

succede. Parleranno

la stessa lingua? Come

si parleranno, se un’acqua

è salata e l’altra cittadina?

Verso le gocce nella mano

a conca, poi mi chino e piano

scendo sotto la superficie

dell’onda e vedo una sirena

passarmi accanto, ancora

non sento la sua voce, ma

so che è alle mie gocce

che sta cantando.

 

 

Mi piace riscrivere cose già scritte, mi piace dire poeticamente cose che sanno già tutti. Per questo scriverò ancora del mio amore per la pioggia, le nuvole e il mare.

Oggi è martedì 26 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 597 corre con le nuvole e scherza con la pioggia, è dispettosa come il vento e di nuovo corre a saltare nelle pozzanghere.

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