Dire
acqua è dire mare, nuvole, pioggia. Le forme dell’acqua, che non ha forma, sono
quanto di più affascinante possiamo ammirare in natura. L’acqua, in forma di
pioggia, è l’unico elemento che cade sulla terra dal cielo e al cielo può
ritornare. Alle foglie non è dato questo privilegio, che ha un prezzo, cioè l’impermanenza
delle nuvole. Niente è più effimero, meraviglioso e celestiale di una nuvola. È
fatta di vapore acqueo, il vento può disperderla, così come il calore. Ma può
diventare pioggia e riscattare la sua bellezza dissetando la terra, quando è
benevola, portando devastazione e morte, quando non lo è, così come sta
accadendo nella provincia di Catania in queste ore. È un terra bellissima
quella, di cui ho solo buoni ricordi e che ho visto in tutte le stagioni, ma
sempre con un clima mite e paesaggi meravigliosi. Faccio fatica e mi addolora
immaginare la devastazione in città, sulle colline circostanti, nei
meravigliosi paesini della cintura etnea: Biancavilla, Pedara, Trecastagni,
Zafferana, Belpasso, Linguaglossa, Acireale e Aci Castello, San Giovanni La
Punta, Sant’Agata li Battiati, Bronte. Li ricordo bene, sono stata in quasi
tutti, in anni lontani di felicità giovanile. Erano belli i luoghi, le persone,
i paesaggi, il cibo, il profumo di eucalipti e zagare nell’aria, gli alberi del
pepe, gli ibischi dalle mille sfumature di rosso e di bianco, le bouganville rosa
e rosa.
Anche
le nuvole avevano sfumature rosa all’alba e al tramonto, quando le guardavo e
non c’era bisogno di indovinare per sapere che non c’era pioggia lassù, ma solo
bellezza in movimento.
Ma
non amo solo le nuvole, amo anche la pioggia e la neve, acqua cadente e acqua
gelata. Un pomeriggio di pioggia evoca l’autunno, un temporale l’estate, una
pioggerellina la primavera e la neve ci porta nel cuore dell’inverno, sospesi
tra dicembre e le sue feste e gennaio, il mese più lungo e freddo dell’anno.
Quando
l’acqua si raccoglie in grande quantità dopo la pioggia, o quando la neve si
scioglie, ruscelli, torrenti e fiumi corrono verso il mare, verso il nostro
bellissimo Mediterraneo, uno dei luoghi benedetti dagli dèi.
Se la pioggia canta
con le voce delle sirene
Porto
con me poche
gocce
di pioggia che
ho
raccolto dalla mia
finestra,
perché non era
pioggia
destinata a
diventare
fiume o mare,
con
me la porto per
cambiare
una forma
in
un’altra che non era
data.
Anche se sono
molte
le regine che
muovono
nuvole e
tempeste,
ho avuto io
pure
questa licenza oggi
nel
pomeriggio e così
posso
portare la mia
pioggia
nel tuo mare
e
stare a vedere cosa
succede.
Parleranno
la
stessa lingua? Come
si
parleranno, se un’acqua
è
salata e l’altra cittadina?
Verso
le gocce nella mano
a
conca, poi mi chino e piano
scendo
sotto la superficie
dell’onda
e vedo una sirena
passarmi
accanto, ancora
non
sento la sua voce, ma
so
che è alle mie gocce
che
sta cantando.
Mi
piace riscrivere cose già scritte, mi piace dire poeticamente cose che sanno
già tutti. Per questo scriverò ancora del mio amore per la pioggia, le nuvole e
il mare.
Oggi
è martedì 26 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 597
corre con le nuvole e scherza con la pioggia, è dispettosa come il vento e di
nuovo corre a saltare nelle pozzanghere.
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