Dopo gli incontri silenziosi e casuali tra la riva del fiume e il sentiero che porta verso casa, raggiungiamo quello stato di pace dove l’anima è nuda e si offre allo sguardo delle stelle curiose. Affonda sempre più nel buio questa consapevolezza di essere in un cerchio che non è un insieme finito, ma infinito di possibilità e occasioni. Non sappiamo nulla di ciò che accadrà domani, nulla sappiamo neanche dell’oggi, perché possiamo conoscere il tempo e conoscerci, solo dopo che l’istante non è più tale, solo quando il filo è tirato nel telaio, solo quando la tessera turchese dell’angolo di un occhio è caduta nell’angolo speculare del mosaico che è la nostra memoria. Posso chiedermi, allora, se il tuo viso è lo stesso anche quando dormi e se le tue rughe si distendono quando smetti di scrivere e mi pensi.
La tua casa non sa che ti veglierò tutta la notte e scriverò anch’io per esserti accanto, perché sono i gesti ripetuti e vicini, gli stessi gesti che, pur nella lontananza, definiscono l’ombra di questa intimità che il giorno non contiene.
Poi
continuo a camminare, incrocio un cane che saltella accanto al padrone, una
bambina che pedala forsennata sulla sua bicicletta rossa e una madre che si fa
portare da un monopattino piccino che, di certo, non le appartiene. Sono i
piccoli dèi senza nome che custodiscono i gesti della vita quotidiana, ogni
istante è un dio o una perdizione e il fuoco risponde al tuo richiamo.
La fiamma bianca e
calda di una vita solitaria
Come la foglia si stacca dall’albero,
così
anche noi ci lasciamo per
non
ritornare, sappiamo che è
sempre
così, il tempo ha una sola
direzione
in veglia. Ma nel sogno
e
nel ricordo evochiamo il passato,
nel
sogno e nell’immaginazione
evochiamo
il futuro. Addio per
questa
stagione, addio gridano
le
nuvole al cielo, prima di cadere
in
forma di pioggia su noi che
ancora
stiamo camminando per
le
strade vuote di questa città
variabile
come una stella. Addio
canta
il fuoco quando avvolge
in
un tenero abbraccio la legna
matura,
addio perché ti perderò
e
perderò me stesso, saremo cenere
per
sempre insieme. Così si compie
il
destino della fiamma bianca e
calda
di una vita solitaria.
Ho
attraversato la città con la mia rete a strascico, sono rimaste storie, parole,
mezze sillabe, poesie intere. Sono rimasti i silenzi dei bambini, gli sguardi
dei cani e le foglie cadute. Sono rimaste parole di un vecchio romanzo, il
titolo della poesia è, forse, una citazione da D.H. Lawrence. Così ho trovato
le parole, così le parole mi hanno trovata.
Oggi è martedì 12 ottobre del secondo anno senza Carnevale e la Cronaca 583 profuma di caldarroste, legna e fuoco.
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