venerdì 8 ottobre 2021

Cronache dagli anni senza Carnevale/579. Ogni libro è una mappa che coincide con il suo stesso territorio

 


Stare seduta per ore, muovere solo le mani sulla tastiera, o una sola mano che corre sul foglio. Alzare ogni tanto lo sguardo verso la finestra, vedere solo le ombre degli alberi velati dalle tende. Le strade scorrono intorno alla casa come fossero fiumi in piena e le persone navi senza più timone e solo gli alberi isole verticali, possibili rifugi e difesa dai naufragi. Ma la casa non sta ferma ad aspettare l’acqua che rompe gli argini, il fiume che sale, è la casa a elevarsi per prima, svettare sopra le cime degli alberi e mettersi al sicuro in cima al tetto. Neanche la pioggia si ferma sul tetto di tegole rosse che appartengono a un’altra epoca, è la pioggia che gira intorno alla casa e cerca di sbirciare all’interno e capire perché passo così tante ore seduta a un tavolo e senza parlare.

 

 

Correre giù a perdifiato dalla collina della mia immaginazione

 

È con il legno di questa

scrivania che converso per

la maggior parte del tempo.

Sfioro la superficie liscia e

cerco i nodi del legno che

è stato un albero e ora

riposa in questa stanza.

Anche noi! Anche noi! Mi

gridano i libri, anche noi

siamo stati negli alberi,

anche noi eravamo alberi

e pioggia, cielo non trattenuto

in cima alla collina della tua

immaginazione dove guardavamo

le luci della città illuminarsi

sera dopo sera e potevamo

correre giù a perdifiato, alla

ricerca di un altro luogo dove

ritornare. Ma siamo rimasti

appesi a quell’istante e dopo

e il prima si sono mescolati

e non distinguo più i tempi

e ti chiamo, nome dopo nome,

per non dimenticare.

 

 

Continuo a scrivere senza parlare, ma poi ho letto a voce alta il romanzo di Elisabetta e ho viaggiato nella sua immaginazione, un territorio vasto che conosco appena, che voglio esplorare libro dopo libro.

Oggi è venerdì 8 ottobre del secondo anno senza Carnevale e questa Cronaca 579 solletica la scrivania, vuole scoprire se anche lei soffre il solletico.

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