Di colpo il buio arriva prima che il pomeriggio sia finito, mi sorprende alle spalle mentre scrivo e solo le ombre degli oggetti nella stanza mi fanno capire che un altro giorno è passato.
Quanto
tempo è trascorso per arrivare sino a questo momento diverso, quello in cui un
giorno e la vita finiscono con il coincidere? Smetto di scrivere e guardo dalla
finestra le sagome dei rami immobili nell’assenza di vento. Ci sono le tende, i
vetri, le imposte sono aperte, il mio sguardo è protetto dal mondo esterno,
posso concentrarmi su quello che accade in questa stanza e nel mio cuore.
Se la realtà è solo
un vetro trasparente
Si
riempiono a turno
il
vaso della realtà e
quello
dell’immaginazione.
Con
che lacrime sto
abbeverando
il tempo
di
queste parole? Dorme
sulle
tue spalle come
un
predatore notturno,
esce
a dissetarsi solo
all’alba,
quando crede
che
io non stia guardando.
Ma
è nel presente che
sto
piangendo e il vaso
trabocca
e solo allora
vedo
in un angolo quel
terzo
vaso tutto sbreccato,
è
di un azzurro pallido,
il
suo colore è un tono che
mai
avrei usato per dire
il
passato. Guardo intorno e
ogni
sillaba decade come
un
atomo radioattivo quando
mi
muovo nella stanza dove
solo
i ricordi sembrano avere
vita.
Alcune scivolano nel
vaso
e si acquattano, altre
cadono
a terra e si polverizzano,
poche
prendono il volo e vanno
a
sbattere contro la finestra
chiusa
e mi dicono che questa
è
la nostra realtà: un vetro
trasparente
che non riusciamo
a
oltrepassare.
Raccolgo
le sillabe cadute per la mia collezione, brillano come ciottoli raccolti in
riva al mare. Mi ricorderò di questi momenti quando le prenderò in mano in quel
giorno in cui tempo e memoria saranno all’unisono nelle mie parole?
Oggi
è giovedì 28 ottobre del secondo anno senza Carnevale e la sua Cronaca 599 è
stupefatta di essere l’ultima che inizia con il numero 5 e vorrebbe uscire
dalla finestra, vorrebbe che io la lasciassi andare e poi ritornare.
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